L’Inferno in dialetto gioiese
Dopo aver perso il ' Paradiso ' Gioia ritrova l' ' Inferno '. Fuor di metafora, Gioia dopo aver assistito alla chiusura dello storico Ospedale ' Paradiso ' si ritrova con l'Inferno dantesco. L'idea di tradurre l'Inferno nel vernacolo gioiese è venuta ad un nostro concittadino, classe 1935, che vive a Milano, dove risiede da […]
Dopo aver perso il ' Paradiso ' Gioia ritrova l' ' Inferno '.
Fuor di metafora, Gioia dopo aver assistito alla chiusura dello storico Ospedale ' Paradiso ' si ritrova con l'Inferno dantesco.
L'idea di tradurre l'Inferno nel vernacolo gioiese è venuta ad un nostro concittadino, classe 1935, che vive a Milano, dove risiede da molti anni. L'autore non ha mai dimenticato le sue origini gioiesi, le proprie radici e con cura costante si adopera per mantenere vivi gli usi e i costumi del paese natio.
E' lo stesso autore a indicarci le motivazioni di questa sua scelta, che ha riportato nell'introduzione che precede la traduzione in vernacolo Gioiese.
Tutto nasce dall'esigenza, terminata l'attività lavorativa, di tenere in esercizio e sempre attiva la scatola della memoria che, se s'inceppa, ahi! son guai.
E così dopo essermi impegnato a scrivere i quattro volumetti del " Piacere di ricordare Gioia ", il " Vocabolario del dialetto di Gioia del Colle " ed alcune poesie in dialetto gioiese inviate ad un concorso di poesie in vernacolo, che fare mi son detto, oltre che leggere e fare altro per tenere in esercizio la mente?
Ricordandomi del compianto professor Matarrese, di cui ho scritto " ca quanne spiegàve Dante no velàve na mosche " ho pensato di cimentarmi in questa parziale traduzione, assai impegnativa e tosta, della grande opera del Vate: l'INFERNO:
Ho fatto la traduzione della cantica, per quanto possibile, in maniera semplice ed esplicativa per renderla subito comprensibile.
Molte parole hanno l'accento grave unicamente per facilitarne la lettura da parte di chi ha poca dimestichezza con il dialetto.
Inoltre, ho detto parziale traduzione perché alcuni versi dei canti 5°, 7° e 11° li ho trascritti nella versione originale, evidenziandoli con carattere diverso, perché troppo complessi da tradurre, e con un risultato finale che fosse soddisfacente, o perché troppo belli per poter essere sottoposti a traduzione.
E Dante, requie all'anema so, mi deve perdonare se ho osato tirarlo in ballo per risolvere i miei " problemi " personali.
Ed ora, voi che mi state leggendo, siate magnanimi nel giudicarmi, dal momento che vi ho reso noto il motivo che mi ha spinto a far questo.
Ed infine, scherzando e ridendo:
ci Dante fosse nate a Sciò
sarebbe state Vate antiche
e paesàne nueste
e acchessì l'opera so
avrebbe scritte
cu parlà nueste.
In coda alla pubblicazione l'autore ha inserito un glossario relativo ad alcune parole del dialetto gioiese, da lui usate nel testo.
E' stato un tentavito per accostare anche fasce di popolazione meno acculturate alla poesia di Dante, il cui messaggio è ancora attuale ad oltre sette secoli di distanza. Non per nulla si moltiplicano gli studi su Dante e la sua opera è tra quelle maggiormente presenti, lette e studiate in tutte le parti del mondo.
Indubbiamente si è trattato di un impegno arduo, che ha richiesto molta applicazione e tempo e che probabilmente sarà seguito dalla traduzione in vernacolo gioiese delle altre due Cantiche dantesche.
Poiché non è nuovo a siffatti impegni, non ci resta che augurare al signor Santoiemma di continuare a tenere allenata la mente e, conseguentemente, attendiamo nuove realizzazioni da parte sua.
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1 Giugno 2017