Il Museo della Civiltà Contadina sul mensile Bridge Puglia-Usa
Sul numero di novembre 2016 del mensile Bridge Puglia-USA è stato pubblicato il seguente articolo, segno tangibile dell'interesse che gli americani nutrono per le tradizioni della nostra Terra e per la salvaguardia del patrimonio che il nostro Museo della Civiltà Contadina conserva intatto, a dispetto dell'opera distruttrice del tempo e della scarsa attenzione di coloro […]
Sul numero di novembre 2016 del mensile Bridge Puglia-USA è stato pubblicato il seguente articolo, segno tangibile dell'interesse che gli americani nutrono per le tradizioni della nostra Terra e per la salvaguardia del patrimonio che il nostro Museo della Civiltà Contadina conserva intatto, a dispetto dell'opera distruttrice del tempo e della scarsa attenzione di coloro che dovrebbero valorizzare tale patrimonio.
Tra i mestieri di un tempo
A Gioia del Colle, nel Museo della Civiltà Contadina
Un’imponente, straordinaria collezione di oggetti e attrezzi antichi legati ai mestieri più diversi.
Vito Santoiemma, fondatore del museo, li ha raccolti, partendo dagli arnesi delle attività di famiglia, nell’arco di diversi decenni. E vorrebbe far diventare il museo patrimonio della collettività
di Francesco Giannini
Gioia del Colle. Museo della Civiltà Contadina. Foto gentilmente concessa da Carlo Criacci
A pochi chilometri da Bari, a Gioia del Colle, ridente città federiciana e famoso centro degli antichi Peuceti, patria del vino primitivo, dell’olio extravergine e della mozzarella Gioiella, c’è un luogo in cui i mestieri di un tempo non sono affatto scomparsi, ma sono ancora vivi e presenti. Infatti, anche se cristallizzati nella loro statica configurazione, oggetti, arnesi e strumenti legati ad attività artigianali del passato parlano, ci riportano alla nostra tradizione contadina e agricola e ci fanno rivivere momenti di un tempo scomparso.
La prima sorpresa è che qui non si respira nessuna atmosfera di polvere, vecchiume o rimpianto, ma si viene a contatto con un passato pieno di vita e di operosità, elementi che hanno reso importante e famosa Gioia del Colle e i suoi laboriosi abitanti.
Questo luogo è il Museo della Civiltà Contadina, o meglio Museo Etnografico della Puglia e potremmo definirlo un grande esempio di biblioteca della storia del paese – storia della Puglia – non scritta sui libri ma raccolta, conservata e resa fruibile, attraverso questa straordinaria collezione di oggetti, per tutti coloro che volessero fare un salto nel passato, a contatto con il sacrificio, l’ingegno e la grandezza delle generazioni di un tempo. Il suo patron, fondatore, realizzatore e promotore è il gioiese Vito Santoiemma, medico veterinario, che ci ha raccontato, in breve, la genesi e l’evoluzione della sua vasta e preziosa collezione trasformata in museo.
Tutto nasce con la sua passione per gli asini dell’azienda agricola del nonno materno, Vito, noto allevatore gioiese. Seguendo le sue orme Santoiemma continua tuttora ad allevare un piccolo numero di asinelli. Grazie a questo è riuscito ad acquistare il primo pezzo della sua collezione: un mulino a macine di pietra, per la produzione di pasti per gli asinelli. Dal nonno paterno, Stefano, invece, industriale del legno e del ferro, eredita la struttura in cui è allocato il museo, alcuni macchinari antichi e l’arte del fare. Il museo è interamente frutto della sua passione
Dopo il conseguimento della laurea in Medicina Veterinaria inizia a raccogliere gli attrezzi di famiglia e, nell’arco di un trentennio, la struttura del nonno Stefano si riempie non solo di reperti di antichi mestieri ormai scomparsi ma anche di pregevoli pezzi che riguardano la cinematografia, la tipografia, la motoristica e perfino il trasporto funebre con carri trainati da cavalli.
Il museo è articolato in diversi settori. Ci sono attrezzi collegati alle attività agricole: aratri in legno e in ferro, seminatrici, falciatrici, forche e forconi, imballatrici, pale, scale, pile in pietra, trappole, incubatrici per uova, attrezzi per la zootecnia. E poi attrezzi legati a tanti mestieri diversi: sellaio, maniscalco, scalpellino, spaccapietre, maestro d’ascia, carradore, falegname, fabbro, tornitore, arrotino, vasaio, conciapiatti, calderaro, calzolaio, cappellaio, spazzacamino, bottaio, ceraiolo, macellaio, tipografo, legatore e restauratore, orologiaio, banditore, lattaio, imbianchino, sarto, cardatore, materassaio, tessitore, noleggiatore di bici, lavoranti a tombolo. E attrezzi di uso casalingo: chiancarazze, schiacciafave, asciugapanni da braciere, secchi, bacili con supporto, bilance, tostatori, scaldini. C’è inoltre un vasto campionario di attrezzi per la vinificazione e distillazione del vino, per l’attività olearia, per l’attività casearia e molitoria e per la panificazione (macine a mano, pestelli, mulini, setacciatrici, laminatrici, cernitrici di cereali).
Di particolare interesse la ricostruzione di una noria, antica attrezzatura idraulica per estrarre acqua dai pozzi, corredata da un mulo in cartapesta, che sta a ricordare il lavoro svolto dall’animale per mettere in funzione il congegno.
Sono stati acquistati anche alcuni antichi mulini, restaurati grazie all’intervento di tecnici specializzati nella manutenzione e riparazione delle diverse parti di cui si compone il macchinario. Anche il lavoro di questi tecnici è in via di estinzione e i loro interventi saranno utilizzati a scopo didattico per gli studenti e per i visitatori del museo.
Fanno parte della raccolta alcuni calessi, traini e due carri per il traporto funebre: uno per i bambini e l’altro per gli adulti; apparecchiature per l’illuminazione ad energia eolica, ghiacciaie e macchine per la produzione di gelati, un carretto ambulante di un gelataio, attrezzature per la fotografia e perfino una cassetta di sopravvivenza e scrittoio della Grande Guerra.
Sono presenti, inoltre, alcuni abiti tipici della vita contadina, complementi di arredo e oggetti utilizzati in passato.
Tutti gli oggetti e gli attrezzi presenti nel museo sono stati restaurati e resi funzionanti.
Santoiemma riferisce che è in procinto di costituire una Fondazione, necessaria, a suo dire, per dare un futuro al museo e sottolinea che sarebbe disponibilissimo a donarlo, al fine di realizzare quello che era un progetto del defunto concittadino, il professor Mimmo Castellano (esponente di spicco nel mondo del Visual Design, grafico ed allestitore di musei) che voleva dare origine ad una “Cittadella della Cultura”, un Museo dinamico-interattivo-itinerante, con annessa Scuola di Arti e Mestieri.
Anche un gemellaggio e iniziative di scambi culturali con un museo presente nel territorio degli Stati Uniti non mi dispiacerebbe – afferma Santoiemma. Qualsiasi cosa purché questo museo diventi sempre di più patrimonio della collettività".
9 Dicembre 2016