Il villino Tateo
Una veduta panoramica di via Roma di Gioia del Colle, un tempo via della Stazione, risalente alla fine dell’Ottocento ci mostra sul lato sinistro, incamminandosi in direzione di Piazza Plebiscito, una vasta area ancora non urbanizzata, in parte utilizzata a giardino pubblico. Nel secolo scorso il tessuto urbano di Gioia, ed in particolare quello che […]
Una veduta panoramica di via Roma di Gioia del Colle, un tempo via della Stazione, risalente alla fine dell’Ottocento ci mostra sul lato sinistro, incamminandosi in direzione di Piazza Plebiscito, una vasta area ancora non urbanizzata, in parte utilizzata a giardino pubblico. Nel secolo scorso il tessuto urbano di Gioia, ed in particolare quello che è compreso tra la Piazza e la stazione ferroviaria, è stato stravolto da costruzioni moderne che ne hanno sfigurato l’originario assetto ottocentesco. In controtendenza con quanto si è verificato lungo quest’asse stradale, di fronte all’ingresso della Villa Cassano, in via Roma, oggi, ma non sappiamo per quanto tempo ancora, è possibile ammirare, tra la folta vegetazione arborea e di glicini che hanno ricoperto l’artistica recinzione in ferro battuto, una villa più modesta, in stile liberty, nota come villino Tateo, così chiamata dal nome degli ultimi proprietari.
Circa tre anni fa questo piccolo gioiello edilizio ha rischiato di essere demolito e di entrare a far parte di quei ricordi affidati a qualche fotografia abbandonata in un cassetto o stampata su qualche libro di storia e tradizioni locali , probabilmente per far posto ad una moderna costruzione. Al di là
del pregio artistico o architettonico dell’immobile, se dovesse verificarsi una tale eventualità, si perderebbe un altro pezzo della nostra storia, come è avvenuto in passato con l’abbattimento del Mercato Coperto e del palazzo De Bellis in piazza Plebiscito, di altri palazzi in Via Roma, dell’arena Castellano e del palazzo Soria in via Flora, del ‘ campo di don Luigi ‘, donazione effettuata a favore della chiesa di Santa Lucia, tra via Sannazaro e via Ariosto, per citarne solo alcuni.
Infatti il manufatto in questione risale alla fine dell’ 800 e, come si può notare da una vecchia foto, già del 1902 era sede della premiata fabbrica di latticini freschi dei fratelli Orazio e Clemente Milano.
In un periodo successivo alla realizzazione della villa è stata realizzata una piccola costruzione, posta accanto al villino, con avancorpo affacciato su via Roma e non protetto dall’artistica recinzione, come lo è il resto dell’immobile. Probabilmente questa modesta dépendance in passato era usata come foresteria, come portineria o come punto vendita. Attualmente, ma anche in tempi non molto lontani, è stata utilizzata come esercizio commerciale.
Lo stato di abbandono in cui versano il giardino e la scarsa manutenzione balzano subito all’occhio del viandante, così come evidente è la bellezza degli elementi architettonici che fanno da ornamento alla costruzione: artistici vasi posti sulle colonne d’ingresso, fregi architettonici e sculture poste accanto al portone d’ingresso o sul prospetto.
Sembrerebbe che lo stato di abbandono derivi dal fatto che i proprietari, probabilmente residenti fuori regione, non potendosene prendere cura, avrebbero venduto la loro villa, incuranti della fine ingloriosa che la stessa avrebbe potuto avere.
Poiché sembrerebbe che ad impedire l'abbattimento del villino sia intervenuta anche la Soprintendenza pei i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici di Bari, mi chiedo: sarebbe assurdo pensare ad un esproprio del villino Tateo, da parte dell’Amministrazione comunale, per farne un Museo del settore lattiero-caseario, visto che in passato è stato utilizzato come caseificio?
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9 Luglio 2016