Nuova Porta dipinta nel Centro Storico
Non si ferma la produzione di artisti locali, volta a valorizzare e a rendere più vivo e fruibile il nostro Centro Storico. Infatti nei giorni scorsi a cura della pittrice gioiese Antonella Lozito, già autrice di una Porta dell'Imperatore nel 2012, il Centro Storico di Gioia del Colle si è arricchito di un nuovo dipinto. […]
Non si ferma la produzione di artisti locali, volta a valorizzare e a rendere più vivo e fruibile il nostro Centro Storico.
Infatti nei giorni scorsi a cura della pittrice gioiese Antonella Lozito, già autrice di una Porta dell'Imperatore nel 2012, il Centro Storico di Gioia del Colle si è arricchito di un nuovo dipinto.
L'opera, che compare sulla porta d'ingresso dello studio d'arte della pittrice gioiese, al n.15 di Via Piottola, è localizzata in una strada già ricca di altre Porte dell'Imperatore: una dipinta da Mario Pugliese, che raffigura Federico II sul trono del Castello di Gioia, si trova al n. 3, una dipinta da Valerio Pastore che raffigura un cavaliere saraceno a sevizio di Federico II, al n. 9, una dipinta da Graziano Milano, che raffigura un cavaliere templare, al n. 25, e un'altra dipinta da Ninnì Rizzi, che raffigurava una porta crociata, al n. 27.
Per quest'ultima opera abbiamo usato l'imperfetto raffigurava, perché il proprietario, così come era avvenuto qualche tempo addietro per la Porta dell'Imperatore di via Barba n. 28, dipinta da Gino Donvito e che presentava un tessuto araldico, ha provveduto a riverniciare il dipinto, composto di quattro pannelli rettangolari formati di 55 quadratini ciascuno di colore verde o celeste, in cui erano inserite quattro croci di colore arancione, coprendolo con un colore grigio e insignificante, mortificando con il suo gesto l'autore del dipinto e privando il visitatore di quella vista.
Probabilmente il proprietario del locale e della porta ha operato quella scelta non comprendendo né il significato di cui la Porta era messaggera né il senso del suo intervento da tabula rasa.
Ad una Porta che si è persa, dunque, una nuova se ne è aggiunta, colorando il Centro Storico con un'opera preziosa dell'affermata artista locale.
Sembrerebbe che l'autrice abbia sconfinato dal tema federiciano che finora è stato seguito nella realizzazione degli interventi artistico-pittorici, in quanto sulla porta ha raffigurato un viandante con un bastone nel momento in cui si ferma dopo un lungo e faticoso cammino. Poiché lo studio si trova di fronte all'Arco di Costantinopoli, nella cui corte è presente un pozzo, che serviva per i diversi usi degli abitanti dello slargo, se ne ricava l'idea che il viandante, il quale ha percorso un lungo cammino con il suo fardello e con il bastone come compagno di viaggio, ormai stanco, si sia fermato in quel punto per chiedere agli abitanti della zona di poter attingere acqua dal loro pozzo per dissetarsi e poterne riempire la borraccia che porta attaccata alla cintura, prima di riprendere il suo cammino per raggiungere, rinfrancato, la sua meta finale.
L'idea del viandante che si ferma per riprendere le forze per continuare, ristorato e ricaricato, il suo viaggio potrebbe metaforicamente ricordare all'uomo moderno, sempre più freneticamente travolto dal turbinio della vita moderna, di fermarsi ogni tanto per riapproprirsi della propria umanità, dei rapporti interpersonali e non essere schiavo del progresso e della tecnologia, che non sempre sono utilizzati per un miglior vivere civile e che spesso ci portano a spersonalizzarci e a diventare ingranaggi di un infernale meccanismo teso al raggiungimento e al soddisfacimento di obiettivi economici a scapito della socializzazione e della valorizzazione dei rapporti interpersonali. Fare una sosta nella società in cui viviamo può essere un momento per fare il punto sul nostro operato, riflettere sulla bontà di quanto stiamo realizzando, per cambiare eventualmente rotta e ripartire con l'obiettivo di costruire una società il cui futuro sia meno incerto, più solidale, più pacifico per tutti.
L'idea di dipingere il viandante è stata mutuata da una foto, probabilmente scattata durante una manifestazione folcloristica e rievocativa di un evento del tempo passato, a ricordo del passaggio, attraverso il nostro paese, di viandanti o pellegrini in cammino verso luoghi religiosi.
La pittrice ha inteso abbellire e impreziosire ulteriormente quel tratto di strada e dare un segno della presenza del suo studio d'arte, così come in precedenza avevano fatto i pittori Mario Pugliese e Sergio Gatti, ponendo al di sopra dell'arco della porta una sedia in legno, dipinta e corredata di una tavolozza sulla quale sono presenti alcuni colori già pronti per l'uso pittorico.
Anche in questo caso un oggetto quotidiano, come una vecchia sedia, quasi inutile e insignificante tanto da essere mandata al macero, assurge a soggetto di attenzione da parte dell'artista che ne valorizza la funzione e l'opera dell'artigiano che l'ha realizzata e diventa storia della nostra gente, della nostra tradizione artigianale, opera d'arte, antico mestiere della nostra gente e patrimonio culturale da salvare e da tramandare alle generazioni future.
Nel 2012 Antonella Lozito aveva già dipinto una Porta dell'imperatore in via Barba n. 40, che raffigura una popolana medievale. Anche in questo caso l'ispirazione per l'artista era venuta dall'essere stata colpita dalle sembianze di una figurante fotografata nel corso della IV edizione della Festa Federiciana, tenutasi a Gioia del Colle i giorni 14 e 15 luglio 2012, a cura dell'Associazione culturale Petali di Pietra.
E anche in questo caso l'artista ha compiuto un'opera culturale meritoria poiché ha inteso lasciare nell'opera pittorica non solo il segno della sua personalità artistica, ma anche tramandarci un ricordo del nostro passato, memoria storica a cui dobbiamo fare riferimento per non perdere quei valori che sono stati sempre alla base di un vivere civile e che la nostra società, sempre più presa da problemi contingenti, da voglia di inutile protagonismo o da soddisfacimento di bisogni non strettamente necessari, è portata a considerare ormai inutili e sorpassati e a dare importanza a qualcosa di effimero, come agli status symmbol di un mondo freddo e ipertecnologico.
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29 Giugno 2016
Riporto quanto la stessa Antonella Lozito ha commentato con mail:
Bellissima sorpresa, grazie mille… ho appena letto l’articolo mi piace tantissimo, ottima anche la spiegazione del viandante, ha colto appieno il significato del soggetto.
Comunque una piccola correzione, non sono uscita fuori tema dalle altre porte federiciane…. la porta che ho dipinto è un viandante federiciano, il soggetto è un mio scatto della festa federiciana di Gioia … ti allego anche una piccola descrizione del mio ragazzo che è già pubblica su FB …”
E il viandante col bastone, unico e suo fedele compagno di viaggio, dopo lunghe giornate a vagare in cerca di fortuna, spingendosi in terre a lui sconosciute, finalmente ritorna a casa dalla sua amata… tante, troppe giornate lontano da lei, dal suo amore. Egli si sofferma dinanzi all’Arco Costantinopoli, scorge un pozzo e lo raggiunge per abbeverarsi e riempire la sua borraccia prima di riprendere il cammino… stanco…sfinito…ma felice. Ad attenderlo sull’uscio della porta, la sua donna con un solo unico pensiero, una preghiera da tanti giorni nella mente: ” NON MI IMPORTA SE AVRA’ TROVATO RICCHEZZE…MA BUON DIO RIPORTALO DA ME”. (Fabio Guliersi)”
GRAZIE, cordiali saluti .