I sepolcri di tipo dolmenico di Masseria della Madonna
A sud-ovest di Gioia in località Masseria della Madonna, a circa due chilometri da un analogo sito, Murgia Giovinazzi, il 1980 il prof. Antonio Donvito negli anni ottanta individua tra la vegetazione steppica e cumuli di pietre una zona interessata alla presenza di dolmen a galleria e sepolcri di tipo dolmenico a tumulo. L’area colpisce l’attenzione del prof. Donvito […]
A sud-ovest di Gioia in località Masseria della Madonna, a circa due chilometri da un analogo sito, Murgia Giovinazzi, il 1980 il prof. Antonio Donvito negli anni ottanta individua tra la vegetazione steppica e cumuli di pietre una zona interessata alla presenza di dolmen a galleria e sepolcri di tipo dolmenico a tumulo.
L’area colpisce l’attenzione del prof. Donvito perché si presentava come una grande specchia con un gran cumulo di pietre disposte in forma circolare ed enormi lastroni litici piatti che facevano pensare alla presenza di sepolcri dolmenici del tipo a tumulo circolare. Ben altri individui avevano precedentemente effettuato tale scoperta; infatti l’area appariva già violata da frettolosi e clandestini scavatori.
Dopo averne ottenuta segnalazione il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali nel 1985 autorizza una campagna di scavi nella zona di proprietà del signor Giuseppe Serino e dai signori eredi Giannico.
Tale campagna, resa possibile grazie ai fondi messi a disposizione dal Ministero della P.I. e dall’Istituto di Civiltà Preclassiche dell’Università di Bari, è eseguita sotto la direzione del professor Rodolfo Striccoli e porta alla luce 5 sepolcri, quattro dei quali sono dolmenici a tumulo circolare con cista centrale non sempre intatta ed uno appare come una galleria dolmenica facente parte di un grande tumulo a pianta ellittica.
Quasi tutti i tumuli presentano delle caratteristiche comuni: sono situati su uno sperone roccioso ed erano ricoperti da vegetazione steppica che li occultava; sono stati riutilizzati da popolazioni vissute in epoche storiche successive e appartenenti a diverse culture.
Il primo sepolcro ad essere esplorato è stato una galleria dolmenica, un’imponente costruzione megalitica con tumulo a pianta ellittica, che, nonostante evidenti segni di violazione, presenta una struttura e i lastroni ben conservati.
Lo scavo ha portato alla luce una consistente varietà di reperti archeologici, che vanno da frammenti di ceramica ( vari tipi di vasellame come ciotole, vasetti e scodelle e un grattatoio ) a resti antropici appartenenti ad un individuo adulto e a un bambino, a prodotti artigianali in bronzo, tra cui un ago con la relativa cruna.
Tali reperti si possono far risalire ad una popolazione appartenente alla civiltà e alla cultura proto appenninica del Bronzo antico e subappenninica dell’età del Bronzo recente ( XIII-XII secolo a.C. ). Il rinvenimento in uno strato superiore di vasellame in ceramica di tipo buccheroide, di ceramica nera e di argilla molto depurata insieme a resti di animali domestici ( pecora, capra, tartaruga ) fa pensare ad una ulteriore e tardiva utilizzazione del sepolcro da parte di individui appartenenti al periodo dell’insediamento peuceta, compreso tra il VI e il IV secolo a. C.
E’ la tomba a galleria più antica della zona ed è l’unica a presentare il tumulo a pianta ellittica.
Il secondo sepolcro ad essere esplorato è anch’esso dolmenico e a tumulo.
Ha portato alla luce sia reperti riferibili alla cultura subappenninica, col rinvenimento di vasellame d’impasto buccheroide, sia resti di ceramica di argilla molto depurata, caratteristica attribuibile alla cultura e alla civiltà peuceta. Scarsi sono i resti antropici portati alla luce a seguito dello scavo.
Un terzo sepolcro, il migliore come stato di conservazione, è di tipo dolmenico e presenta una consistente dimensione del tumulo a forma circolare. E’ in buono stato di conservazione e presenta una particolare cura e perizia sia costruttiva che architettonica.
Attraverso gli scavi sono venuti alla luce sia reperti di vasellame ad impasto buccheroide che di argilla molto depurata. Inoltre sono stati ritrovati un’accetta di pietra levigata, una punta di freccia in silice, un punteruolo, una valva di conchiglia, un grano di collana e resti antropici.
Nello strato superiore dello scavo sono emersi reperti appartenenti ad animali appartenenti alla fauna locale ( pecora o capra ). Anche questo sepolcro sembra essere stato utilizzato da popolazioni stanziate in loco in ere diverse: nel periodo del Bronzo recente-finale e nel periodo peuceta.
E’ probabile che nell’età del Bronzo sia stato usato come sepolcro e successivamente sia stato utilizzato dai peuceti per scopo cultuale o domestico-conviviale, come testimonierebbero i resti rinvenuti appartenenti ad animali domestici.
Il quarto sepolcro appare come il più malandato; pur essendo stato depredato precedentemente ed essendo privo di resti antropici, andati dispersi durante lo scavo clandestino, e di significativo corredo funerario, per la presenza di frammenti di ceramica di tipo buccheroide, appartenenti alla cultura subappennica del Bronzo recente-finale e di argilla depurata del tipo utilizzato dai peuceti, fa ipotizzare una duplice utilizzazione, rispettivamente nei secoli XIII-XII a. C. e VI-IV a. C.
L’ultimo sepolcro in ordine di scoperta e di studio, si trova in posizione più elevata rispetto agli altri ed è stato segnalato per la prima volta dai proprietari del terreno su cui lo stesso insiste.
E’ un tumulo a pianta circolare che presenta due strati differenti: in quello inferiore, oltre a frammenti di ceramica sono emersi ossa di un individuo adulto deposto in posizione contratta, in quello superiore anche ossa di animali domestici ( capra o pecora ). Il sito è stato utilizzato da popolazioni risalenti all’età del Bronzo e al periodo peuceta.
La concomitante presenza in questo territorio di numerosi insediamenti, interessati dalla presenza di diversi tipi di sepolcro a tumulo, è sicuramente indice di un’evoluzione culturale e sociale delle popolazioni residenti e probabilmente del passaggio da seppellimenti collettivi a sepolture singole.
Non è da escludere che altri sepolcri possano venire alla luce a seguito di ulteriori scavi, atteso che il sito ricade in una zona molto ricca di antichi insediamenti. Tali nuove scoperte potrebbero chiarire alcuni aspetti poco noti degli antichi abitanti di questo territorio del nostro Comune.
Le foto sono tratte da R. Striccoli, Domen a galleria… in Gioia Una città nella storia e civiltà di Puglia, vol.II, Schena Editore.
© E’ consentito l’utilizzo del contenuto di questo articolo per soli fini non commerciali, citando la fonte e il nome dell’autore.
15 Giugno 2010