Le Confraternite antiche a Gioia Parte I
Ancora oggi si è soliti parlare indifferentemente di congrega o di confraternita, come di un'unica entità. In realtà, a differenza delle congreghe o congregazioni religiose, i membri delle Confraternite, in passato come anche oggi, non emettono voti né vivono in comunità. La Chiesa cattolica, infatti, definisce Congregazione religiosa un istituto religioso i cui membri emettono i voti in forma semplice; questa differisce dall' ordine religioso perché in quest'ultimo i voti […]
Ancora oggi si è soliti parlare indifferentemente di congrega o di confraternita, come di un'unica entità. In realtà, a differenza delle congreghe o congregazioni religiose, i membri delle Confraternite, in passato come anche oggi, non emettono voti né vivono in comunità. La Chiesa cattolica, infatti, definisce Congregazione religiosa un istituto religioso i cui membri emettono i voti in forma semplice; questa differisce dall' ordine religioso perché in quest'ultimo i voti sono emessi in forma solenne.
Il termine medievale confraternitas stava ad indicare una realtà associativa, solo in parte coincidente con la moderna definizione di 'confraternita', cioé un gruppo composto da uomini e da donne, da laici e chierici, che si consociavano per scopi di edificazione religiosa, di solidarietà, di impegno liturgico, di pratica penitenziale ed assistenziale. Queste associazioni nelle fonti antiche vengono indicate con termini diversi: confraternitas, fraternitas, schola, consortium, fratria, societas, universitas, gilda e con differenze semantiche, a seconda delle diverse aree geografiche di origine.
Pur se è molto incerta la data di nascita delle Confraternite in Italia, sicuramente l'origine può essere fatta risalire alle prime comunità cristiane, per cui si può affermare che la storia delle Confraternite è intimamente connessa alla storia della Chiesa stessa, in quanto l'associazionismo laicale è stato una esigenza avvertita dai cristiani per realizzare la fratellanza e il messaggio cristiano: se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome io sono in mezzo a loro.
Alcuni ritengono, dunque, che le Confraternite siano nate nei primi secoli del Cristianesimo e che alcune di esse abbiano dato origine al movimento dei " Flagellanti ", come massima espressione di penitenza; tale penitenza corporale viene praticata ancora oggi da parte alcune confraternite durante i riti della Settimana Santa. Altri, invece, con riscontri storici, le fanno risalire intorno al XIII secolo, epoca in cui il movimento mistico dei Flagellanti, detto anche dei "Disciplinanti" e dei "Battuti", influenza profondamente la vita religiosa di quel tempo.
Sembra che sia stato l'eremìta Raniero Fasani da Borgo San Sepolcro ( AR ) nel 1260 a dar inizio al movimento dei disciplinati (o disciplinanti). Sull'esempio del Fasani, che predicava la mortificazione del corpo mediante l' autoflagellazione, questi penitenti itineranti si battevano il dorso con la "disciplina", cioè con un mazzo di cordicelle (in genere cinque, quante sono le piaghe di Gesù) munite di nodi o di palline di legno. Per favorire tale pratica il saio indossato dai penitenti presentava, sulle spalle o sul dorso, una apposita apertura o finestrella. Tale flagellazione era pubblica, durante una processione, e si svolgeva con l'accompagnamento di canti e il sottofondo musicale di alcuni artigianali strumenti in legno.
Questo movimento penitenziale, nato a Perugia nel 1260, in breve tempo si diffonde in Italia e in tutta Europa e dura per un lungo periodo di tempo.
Anche in Puglia il movimento dei Flagellanti ha avuto i suoi proseliti. A Taranto ancora oggi ogni anno si organizzano manifestazioni religiose chiamate "I Perdoni", alle quali partecipa un gruppo piuttosto numeroso di fedeli penitenti, che possono essere ricondotti al predetto movimento. Questi, durante la processione del Venerdì Santo, percorrono processionalmente le strade del Paese, battendosi su alcune parti del corpo, con catene e fruste, suscitando emozioni miste a sentimenti di pietà. Analoga pratica sopravvive a Gioia nella processione dei Misteri che si svolgono durante la Settimana Santa, con la flagellazione di alcuni confratelli che rendono la processione un momento mistico e simboleggiano una sentita partecipazione alle sofferenze di Gesù e al dolore della Madonna Addolorata, sofferente per la Crocifissione del Figlio suo.
Il movimento dei Flagellanti, nel corso della sua vita, si trasforma da un'esperienza emozionale e localistica a fatto istituzionale con la fondazione di numerosissime confraternite, che in Italia hanno un grande sviluppo e che servono a regolare lo slancio emotivo e popolare del movimento dei Flagellanti per incanalarlo in un movimento religioso con scopi di pietà e di beneficenza, oltre che di culto e di formazione spirituale e religiosa.
Quando il movimento itinerante si esaurisce, sorgono le compagnie o confraternite di disciplinati, cioè associazioni di laici, muniti di approvazione canonica e di un proprio statuto. Quando queste riuscivano ad aggregarsi a qualche arciconfraternita di Roma, i loro membri potevano lucrare le indulgenze concesse loro da vari papi. Se riuscivano ad aggregare altre confraternite ottenevano il titolo di arciconfraternita.
La diffusione delle Confraternite, dal XII secolo in poi, è rapidissima: Francia, Germania, Italia, Spagna sono le nazioni più ricettive.
La presenza in Italia delle confraternite è attestata sin dal periodo medievale. Gli scopi erano diversi da quello del movimento dei flagellanti, e si possono sintetizzare in fini di pietà, di culto e di beneficenza. Le attività che esse svolgevano erano dunque di natura religiosa e assistenziale. I membri delle confraternite, oltre alle pratiche religiose, come provvedere alla manutenzione delle chiese, riunirsi per pregare e partecipare ai riti sacri, compiere azioni di penitenza, alternavano opere di carità verso il prossimo, come raccogliere elemosine e prendersi cura dei poveri, degli orfani, assistere i confratelli infermi e suffragare i defunti. Nei centri maggiori assistevano anche i carcerati e i condannati a morte, fondavano ospedali per gli ammalati poveri e ricoveri per i pellegrini diretti in Terrasanta, nei luoghi santi, oppure in viaggio verso Roma, in visita alla tomba di San Pietro. Per far fronte alle varie attività le confraternite utilizzavano le quote dei loro membri, le offerte di privati, i lasciti loro pervenuti, altre fonti di reddito provenienti da beni immobili di proprietà. Inoltre facilitavano il matrimonio di fanciulle povere, elargendo loro una somma di denaro, la cosiddetta dote, che a volte attingevano da lasciti istituiti per tale scopo.
Le Confraternite, come sbocco del primo movimento dei Flagellanti, si appoggiavano per l'assistenza religiosa e la formazione spirituale ai francescani ed in determinati giorni si riunivano per disciplinare la loro opera. Inizialmente queste confraternite laicali sorgono anche all'ombra di grandi monasteri, specie quelli benedettini, per poi svincolarsi da tali strutture a partire dal XII secolo.
Sorte inizialmente, specialmemte in tutto il meridione, per iniziativa del ceto nobile, le Confraternite si trasformarono, poi, progressivamente da fenomeno di élite in associazioni laiche, popolari e di massa.
Le Confraternite, per l'esercizio di opere di carità e pietà che praticavano, per il fatto che miravano ad incrementare il culto pubblico, per la presenza penetrante in tutti gli strati sociali, per la fiducia che inculcavano nei fedeli, per l'esempio di povertà e di rettitudine che offrivano, contribuirono a proteggere la Chiesa nei periodi di diffusione delle eresie.
In Puglia è attestata la presenza delle prime Confraternite dal 1500. Per evitare il proliferare di nuove confraternite, svincolate al controllo religioso, il Concilio di Trento ( 1545-63 ) in una sessione del 1562 fissa delle norme per queste istituzioni, sancendo l'obbligo per le Confraternite dell'autorizzazione vescovile per la loro fondazione . Il Concilio inoltre con la Controriforma favorisce particolarmente la propagazione del culto del SS. Sacramento e della Madonna del Rosario. Nel 1604 il papa Clemente VIII impone l'obbligo di una regola o statuto e dell'autorizzazione del Vescovo per fondare nuove Confraternite. Dopo il Concordato del 1741 tra la Chiesa cattolica e Carlo III, re di Spagna, le confraternite passano sotto il controllo statale e vengono riconosciute come entità giuridiche, dopo aver ottenuto il Regio Assenso da parte del Re di Napoli.
Dopo l'Unità d'Italia, nel 1862, l'opera assistenziale svolta dalle confraternite passa alla Congregazione di Carità, istituzione che opera sotto il diretto controllo dello Stato, la quale la esercita attraverso le Opere Pie. Le confraternite continuano a svolgere attività di culto religioso e di suffragio fino alla firma del Concordato del 1929, anno in cui tali attività rientrano tra le prerogative esclusive della Chiesa.
Nel corso dei secoli gli scopi delle Confraternite si mantengono indirizzati su due binari: la missionarietà e l'esercizio della carità. Anche in tempi più recenti la fondazione di una confraternita è dettata da diverse finalità: innanzitutto rendere onore e culto a Dio, badare alla cura dell'anima attraverso la preghiera, partecipare alla messa e ai sacramenti, ai funerali, alle processioni e in secondo luogo, ma non per questo scopo meno importante, svolgere pratiche caritative, come accogliere i pellegrini, assistere gli ammalati, gli orfani, i poveri, i carcerati, i bisognosi in genere e perfino costruire strutture ospedaliere.
Oggi i membri delle Confraternite sono laici, non pronunciano voti e conducono una vita religiosa in comune. La stabilità dell'associazione viene assicurata da un formale decreto emesso dalla autorità ecclesiastica e dalla obbligatoria adozione di uno statuto, che fissa lo scopo della Confraternita e regola i rapporti sociali interni. La confraternita è dunque una pia Associazione di fedeli che ha una sua regola o statuto, cui tutti gli iscritti sono obbligati, che prevede la presenza degli organi di gestione o amministratori: il priore, gli ufficiali, il segretario, i razionali, gli assistenti, che sono eletti dall'assemblea. Per il fatto che la Confraternita ha il compito di esercitare pratiche di pietà e di carita e di collaborare nelle funzioni religiose, al suo interno è obbligatoria la presenza di un sacerdote, che viene eletto dai confratelli, il quale cura l'aspetto spirituale dell'associazione o congrega. Negli statuti si dà grande importanza sia al noviziato che alla accettazione e alla vestizione dei nuovi confratelli.
Ogni confraternita si contraddistingue dalle altre per il colore dell'abito, della mozzetta e del cordone; ai confratelli è fatto obbligo di utilizzarli durante le cerimonie religiose: partecipazione a funerali, a processioni, a feste dei santi cui è intitolata la Confraternita.
La Soprintendenza archivistica per la Puglia, sulla scorta del censimento delle confraternite effettuato dall'Università degli Studi di Bari e dal Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia, ha avviato dal 1989 un progetto di censimento sugli archivi confraternali della documentazione conservata dalle confraternite pugliesi.
La prima documentazione-menzione della presenza di una confraternita a Gioia la troviamo nel resoconto delle Visite Pastorali effettuate dall'Arcivescovo di Bari, Mons. Antonio Puteo, il 24 ottobre 1578 e il 12 maggio 1593. Nella prima Visita si parla dell'esistenza della confraternita del SS. Sacramento, nella seconda Visita si cita anche la confraternita della Madonna del Rosario.
La comunità di Gioia registra la presenza di tredici Confraternite. Di esse 6 risultano estinte: SS. Sacramento, Maria SS.ma di Costantinopoli, Purificazione di Maria, San Michele Arcangelo, Sant'Antonio da Padova, San Vito. Le altre 7 sono ancora attive: Immacola Concezione di Maria, Purgatorio, Maria SS.ma del Rosario, Maria SS.ma del Monte Carmelo, San Filippo Neri, San Rocco, Santa Lucia.
Di seguito si dà cenno delle Confraternite oggi estinte.
CONFRATERNITA DEL SS.mo SACRAMENTO
La confraternita del SS. Sacramento è sicuramente la più antica tra quelle costituite a Gioia. Aveva sede nella Chiesa Matrice ed attualmente è estinta. Probabilmente prende tale denominazione dalla presenza in detta chiesa di una antica tela, recentemente restaurata, che raffigura l'Ultima Cena e l'istituzione dell' Eucarestia.
Se ne parla nella Visita Pastorale effettuata a Gioia il 1578 da parte del Vescovo di Bari, Mons. Antonio Puteo. In tale circostanza l'Arcivescovo impone alla confraternita del SS. Sacramento di prendersi cura dell'ospedale, probabilmente quello adiacente all'attuale Chiesa di Sant' Angelo, provvedendo al suo mantenimento e alle cure sia materiali che spirituali degli ammalati. Ordina anche che sulla porta dell'Hospitale sia dipinta una Pietà.
L'Arcivescovo detta anche una serie di prescrizioni per il buon funzionamento della confraternita: la nomina di quattro responsabili, di un rappresentante del Capitolo, la buona tenuta dell'amministrazione, la cura dell'archivio, le norme in materia di donazioni, lasciti, beni, le pratiche morali e religiose, le direttive igienico-sanitarie, tra cui la pulizia della biancheria dell'ospedale. Sembra quindi che il compito primario di questa associazione sia quello di prendersi cura degli ammalati.
Durante la Visita dell'Arcivescovo di Bari del 1593 la Confraternita viene menzionata nuovamente e si fa riferimento ai suoi lasciti.
Dalla Visita Pastorale del 1609 veniamo a conoscenza che la Veneranda Confraternita e Congregazione del SS. Sacramento versano in uno stato di completo disordine.
Nel secolo XVIII scompare; infatti nel 1768 ritroviamo una Cappella del SS. Sacramento che è di proprietà della Confraternita del Purgatorio, la quale è subentrata a quella del SS. Sacramento.
Nel 1845 il Comune permuta la Cappella del SS. Sacramento, che successivamente diventerà Cappella di Maria Bambina, con la Chiesa di San Francesco, che diviene la nuova sede della Confraternita del Purgatorio. La presenza, nei tempi passati, presso detta Chiesa di un ospedale rafforza la convinzione che l'attività prevalente della Confraternita sia stata quella dell'assistenza ospedaliera.
Durante la Visita Pastorale del 1856 il Vescovo, preso atto dell'estinzione del sodalizio, auspica che la Confraternita del SS. Sacramento venga rifondata.
Dalla deliberazione comunale dell'11 agosto 1865 apprendiamo che l'associazione del SS. Sacramento, che era già diventata Arciconfraternita, già dal 1860 si era sciolta. Infatti dopo l'Unità d'Italia la Confraternita si scioglie definitivamente e le sue funzioni vengono svolte dalla Congregazione di Carità, che era un ente pubblico di assistenza. Il verbale del decreto di scioglimento porta la data del 9 luglio 1865, mentre il passaggio dell'amministrazione alla Congregazione di Carità è datato 30 settembre 1865.
La Confraternita dopo circa tre secoli di vita cessa la sua molteplice attività, che si era dispiegata dalle pratiche del culto all'istruzione e all'assistenza ospedaliera.
CONFRATERNITA DI MARIA SS.ma DI COSTANTINOPOLI
Si hanno poche notizie su questa Confraternita, oggi estinta. Sicuramente operava in passato presso la chiesa di Sant'Angelo, dedicata precedentemente a Santa Maria di Costantinopoli, nella quale si sono succedute anche le confraternite della Purificazione di Maria e di San Michele Arcangelo, anch'esse estinte, e quella di San Filippo Neri, ancora operante. Probabilmente la presenza in detta chiesa della confraternita di San Filippo, protettore di Gioia, porta all'estinzione di quella della Madonna di Costantinopoli, che era meno dotata per quanto riguarda le rendite. Le uniche fonti certe della sua esistenza provengono dal resoconto delle diverse Visite Pastorali degli Arcivescovi di Bari.
CONFRATERNITA DELLA PURIFICAZIONE DI MARIA
La presenza di questa Confraternita, che aveva sede nella chiesa di Sant'Angelo, è attestata da un documento presente nell'archivio della Confraternita dell'Immacolata Concezione di Maria. In esso si afferma che la Confraternita era diventata di difficile gestione a causa dell'alto numero di confratelli, in numero di circa 300, per cui nel 1721 si era scissa dando origine alla Confraternita dell'Immacolata. La data della sua fondazione risalirebbe ad aprile del 1717, ma ha vita breve, se si pensa che non viene più citata dopo la relazione svolta dall'arcivescovo D'Alessandro nel 1755.
CONFRATERNITA DI SAN MICHELE ARCANGELO
Aveva sede nella chiesa di Sant'Angelo. Scarne sono le notizie circa la sua fondazione e la sua estinzione. Probabilmente la presenza nella chiesa di altre Confraternite, tra cui la più importante è quella di San Filippo Neri, patrono di Gioia, che assurse ad Arciconfraternita, porta alla sua scomparsa, poiché diviene ormai di secondo piano.
CONFRATERNITA DI SANT'ANTONIO DA PADOVA
Aveva sede nell'omonima chiesa, oggi conosciuta anche come chiesa del Crocifisso o di Sant'Antonio, perché dei Francescani Riformati, annessa al Convento di Sant'Antonio. Se ne ha notizia dalla Visita Pastorale del 18 e 19 novembre 1623. Il priore della Confraternita di Sant'Antonio da Padova ricopriva lo stesso ruolo nella Confraternita dell'Immacolata Concezione di Maria, che aveva sede nella stessa chiesa. Si estingue definitivamente sicuramente prima del 1809, anno in cui Gioacchino Murat sopprime gli Ordini religiosi possidenti e i rispettivi Conventi, dal momentp che scompare anche quella dell'Immacolata; quest'ultima la troviamo rifondata nel 1721 presso la chiesa di Sant'Andrea.
CONFRATERNITA DI SAN VITO
Aveva la sua sede nell'antica chiesa di San Vito, oggi nota come chiesa della Purificazione o della Madonna della Candelora. Nella riunione del 22 gennaio 1846 i Decurioni avanzano la richiesta di fondazione di una Confraternita intitolata a San Vito e a Santa Sofia. Una successiva richiesta avanzata l'1 gennaio 1878 porta alla definitiva approvazione della sola Confraternita di San Vito in data 7 dicembre 1880.
Lo statuto prevedeva le attività che la Confraternita doveva svolgere, che si esplicavano in tre diversi modi: pratiche di culto, assistenza agli ammalati e partecipazione alle celebrazioni funebri.
L'abito che i confratelli indossavano era costituito da un camice e cordone di colore bianco e una mozzetta con cappuccio, entrambi di colore rosso bordato di verde. I superiori tra i confratelli portavano sulla mozzetta un medaglione d'argento sul quale era raffigurata l'effigie di San Vito. Lo stendardo nella parte centrale presenta un ovale che racchiude l'immagine di San Vito, circondata da ricami e motivi floreali.
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3 Febbraio 2010