Donato Castellano ( detto don Tutuccio )
Zio di Mimmo Castellano, nasce a Gioia il 13-1-1905 da Giacomo e da Maria Boscia, penultimo di 10 figli. Dopo essere emigrato in Sudamerica nel 1920 torna in Italia dall’Argentina. Gioca nella formazione calcistica locale: La Polisportiva ‘ Manzoni’, voluta da don Vincenzo Angelillo e poi con la Pro Gioia. Per il suo fisico […]
Zio di Mimmo Castellano, nasce a Gioia il 13-1-1905 da Giacomo e da Maria Boscia, penultimo di 10 figli.
Dopo essere emigrato in Sudamerica nel 1920 torna in Italia dall’Argentina.
Gioca nella formazione calcistica locale: La Polisportiva ‘ Manzoni’, voluta da don Vincenzo Angelillo e poi con la Pro Gioia.
Per il suo fisico aitante e per il suo talento calcistico viene selezionato e successivamente firma il suo primo cartellino con la Pro Italia di Taranto.
Nel 1926 presta servizio militare nell11° Reggimento Bersaglieri Ciclisti a Gradisca (GO), dove gioca con la locale squadra di calcio: la Polisportiva Itala.
Nel 1927 ritorna in Puglia e firma per la squadra del Bari Football Club (Liberty), trasformatosi nel corso dell'anno in U.S. Bari, disputando 19 partite.
Grazie anche a lui, per la prima volta il Bari arriva in serie A.
Sugli spalti qualcuno cantava: E’ tutto merito di Faele e di Castellano ( Faele era il grande Costantino, ala del Bari e della Nazionale ). Il Bari, vincitore sulla Fiorentina il 15-1-1928, per 5-3, ottiene la promozione in serie A.
L’allenatore vieta al Castellano di tirare in allenamento sul portiere, pena l’ammenda di due lire, poiché aveva un sinistro dalla potenza devastante, che avrebbe potuto far infortunare l’estremo difensore.
In quei tempi, in cui era in auge la canzone: Se potessi avere 1000 lire al mese, il suo stipendio ammontava a 1200 lire.
In una famosa partita contro l’Ambrosiana, l’attuale Inter, il grande Cevenini, dopo averlo visto portargli via dalla testa un pallone, ormai sicuro da infilare nella rete barese, con una sforbiciata volante, ebbe a dire di lui. E’ un terun, ma gioca ben!
In quella partita Castellano era entrato in campo con una vistosa fasciatura al torace, a causa di un incidente occorsogli durante la partita disputata precedentemente.
Nel 1930 il Bari lo cede e gioca a Bergamo con l’Atalanta. Per sfruttare la potenza del suo tiro l’allenatore lo utilizza nel ruolo di centravanti con discreti risultati.
Nel 1931, persa la volontà di sottostare ai duri allenamenti, inizia le peregrinazioni nelle serie inferiori. Gioca in Prima Divisione ad Agrigento con l’Akragas e successivamente con il Trani.
Nel 1932 viene squalificato a vita per uno schiaffo dato all’arbitro, che, a causa della violenza del colpo, sembra che addirittura inghiottì il fischietto. La squalifica gli verrà tolta in occasione dello sposalizio del principe ereditario Umberto di Savoia, anche perché riconobbe di aver sbagliato.
Vince il concorso all’Ufficio delle Imposte Dirette, oggi Agenzia delle Entrate, ma continua a dedicare il tempo libero alla sua passione: il calcio.
Nel 1941 sposa la prof.ssa Maria Martinelli. Dal matrimonio nasceranno i due figli: Annamaria e Piergiorgio.
Nel 1943-44, per una disastrosa invasione di campo da parte dei tifosi gioiesi durante un incontro con l’A.C. Lecce, la Pro Gioia viene radiata dal campionato di appartenenza.
I dirigenti locali acquistano il titolo del Valenzano, squadra che giocava in Seconda Divisione.
Nel 1948 don Tutuccio, spinto dalla sua passione per il calcio, passa ad allenare il Valenzano-Gioia, ottenendo in quella stagione la promozione nella serie superiore ( Promozione o Prima Divisione ).
Sotto la sua gestione alcuni giocatori vengono valorizzati tanto da arrivare alla ribalta nazionale. Tra questi ricordiamo Magrone e Carrano.
Nel 1949, nella rinata S.S. Pro Gioia, sempre sotto la direzione tecnica di don Tutuccio, entrano a far parte dell’organico anche due future stelle del calcio pugliese: Oronzo Pugliese e Angelo Carrano.
Smette di allenare perché vede frustrato il suo sogno di disputare un campionato con solo ragazzi gioiesi. Tra gli anni ‘50-60 ‘ viene nominato Presidente della Pro Gioia.
Nel 1981 muore di infarto fulminante, poco dopo aver incontrato l’amico, futuro allenatore, Oronzo Pugliese, già suo giocatore a Gioia, che dimesso dall’ospedale gioiese era andato a visitarlo.
Nel 1981 in occasione dei Giochi Pitici Moderni ‘HELICON’ a Gorizia gli viene consegnato alla memoria un Diploma e La medaglia di benemerito dello sport, che si aggiunge al titolo già conseguito di Cavaliere per meriti sportivi e filantropici.
Benemerito dello Sport per la vasta attività da Lui svolta, per lungo tempo ed in modo eminente e superlativo, presso importanti sodalizi calcistici nazionali.
I Giochi pitici erano uno dei 4 Giochi panellenici dell'antica Grecia, precursori dei Giochi olimpici, e si disputavano ogni quattro anni al santuario di Apollo a Delfi.
L’11-8-1950 ottiene l’onorificenza di cavaliere dell’Ordo Militaris ac Hospitalis S. Antonii Delphinati.
Quando nel 2004 la Giunta comunale decise di intitolare il nuovo stadio a Pasquale Martucci qualcuno espresse il suo rammarico e sdegno perché non era stato intitolato a Tutuccio Castellana, unico giocatore gioiese dei suoi tempi a calcare i campi calcistici della serie A.
Nel 2008 il Circolo Unione di Gioia ha commemorato Castellana e La Gazzetta del Mezzogiorno, 27-1-2008, ne ha riportato la cronaca nel ricordo del 27° della sua scomparsa.
Era un vero cavaliere, generoso e filantropo. Prima di rientrare nei loro paesi d’origine i giocatori forestieri venivano mandati da don Tutuccio a mangiare, a sue spese, alla trattoria Pugliese.
Anche per i meno abbienti spesso, quando provvedeva per la spesa familiare, era generoso nell’offrirsi di pagare anche il loro conto.
L’amministrazione di Gioia ha intitolato una strada cittadina a Tutuccio Castellana.
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28 Maggio 2016