L’Asilo d’Infanzia ” E. De Deo “
Già all’inizio dell’800 a Gioia funzionavano le Scuole elementari. Infatti, prima ancora della disposizione regia del 1810, che imponeva che in ogni Città, Terra o luogo abitato del regno vi fosse un Maestro che insegnasse i primi rudimenti e la Dottrina Cristiana ai fanciulli e li istruisse del metodo normale, il Decurionato di Gioia l’8-2-1810 ricorda […]
Già all’inizio dell’800 a Gioia funzionavano le Scuole elementari.
Infatti, prima ancora della disposizione regia del 1810, che imponeva che in ogni Città, Terra o luogo abitato del regno vi fosse un Maestro che insegnasse i primi rudimenti e la Dottrina Cristiana ai fanciulli e li istruisse del metodo normale, il Decurionato di Gioia l’8-2-1810 ricorda che nel nostro Paese vi è una scuola nella quale dal 1806 è stato nominato Maestro l’abate Francesco Paolo Losapio.
Sette giorni dopo il Plebiscito, che sancisce l’unificazione delle nostre Terre all’Italia di Vittorio Emanuele, e precisamente il 28 ottobre 1860, i Decurioni di Gioia si riuniscono per deliberare sulla richiesta del Governo, se cioè il Comune vuole istituire gli Asili Infantili.
Il 19 dicembre 1866 il Consiglio comunale, preso atto che gli Ordini religiosi sono stati soppressi e che il Convento dei Padri Riformati è rimasto vuoto, pensa di utilizzare quei locali per un Asilo infantile e per il miglioramento dell’Ospedale.
Nella successiva riunione del 21 gennaio 1867 si parla ancora di allocare nel Convento dei Frati Riformati l’Asilo infantile e di istituire anche asili rurali d’infanzia.
Il Consiglio comunale di Gioia nelle sedute dell’8 e del 17 luglio 1868 delibera di impiantare un Asilo Infantile, che potesse ospitare 50 bambine e 50 bambini.
Il 15 novembre 1868 il Consiglio, in sede di approvazione di bilancio, a seguito dell’accertamento di un deficit di £.24.000 per maggiori esiti per la Pubblica Istruzione e per la Guardia Nazionale, tenuto conto che la popolazione in quell’anno era stata flagellata a sangue con le tasse, propone di sopprimere l’Asilo infantile.
L’8 luglio 1869 il Consiglio delibera l’impianto dell’Asilo Infantile e il 19 settembre approva lo Statuto.
Nel 1869 l’Asilo viene eretto in Ente morale con Regio Decreto del 21 dicembre e funziona come scuola di grado preparatorio ( come l’attuale scuola dell’infanzia ).
Nel 1871 l'asilo non è ancora istituito, tanto che il Prefetto ne sollecita l’apertura; nel caso contrario avrebbe provveduto lui ad aprirlo. In quell’anno, il 23 settembre, viene solamente approvato lo Statuto organico dell’Asilo Infantile.
L’Asilo viene aperto il 7 febbraio 1872, dopo aver nominato la Direttrice e la Vice Direttrice. Il costo d’impianto dell’Asilo ammonta a £. 3538,91, parte delle quali vengono versate dall’Amministrazione Provinciale. L’Asilo, inaugurato nel centenario della morte di Emanuele De Deo, viene intitolato a lui, protomartire del Risorgimento italiano.
All’inaugurazione, a cui partecipa anche l’Ispettore Scolastico Circondariale, professor Filippo Ciccimarra, che si complimenta per l’iniziativa, il Sindaco Pompeo Lippolis legge una lettera nella quale il Prefetto esprime le sue lodi al Comune per l’opera portata a termine.
Eugenio Canudo, padre del più famoso Ricciotto, il 28 aprile 1872 compone un'ode, per l'inaugurazione dell'Asilo d' Infanzia.
Già nel 1874 il Consiglio, visti i risultati e alcuni inconvenienti che l’Asilo presenta, propone di rimuoverli.
Nella seduta consiliare del 16-6-1876 si parla della continuazione del concorso municipale per il mantenimento dell’Asilo d’Infanzia. In tale circostanza il consigliere Francesco Cassano si dimostra contrario all’istituzione dell’Asilo… imperocchè la educazione a cui i bimbi vi si assoggettano, li abitua ad una vita comoda, delicata, gentile, cosa che ripugna all’avvenire di un agricoltore, il quale deve avere per suo capitale e ricchezza mani robuste e gambe ferme… Il Consiglio però delibera di concedere l’anno assegno comunale di £. 3.750 per tre anni, a cominciare dal 1877 e che tale assegno fosse subordinato alla condizione che la Direzione dell’Asilo fosse tolta alle Signore borghesi e affidata alle Monache della Carità.
Nel 1880 il gioiese Pasquale Favale con suo testamento lascia parte della sua eredità per l’Asilo Infantile.
Alla fine del 1880, a causa del cattivo funzionamento, l’Asilo si chiude, anche perché il Comune il 2 aprile 1881 nega il sussidio annuo sperato.
Si riapre alla fine del 1882, grazie anche al sussidio comunale in £. 3.750.
Il 6 febbraio 1890 il Consiglio esamina una domanda del Presidente dell’Asilo Infantile per sussidio infantile e per sussidio per la scuola di istruzione delle fanciulle ai lavori donneschi.
Il 16 novembre 1894 il Consiglio delibera che si può trasferire l’Asilo Infantile al palazzo San Francesco, sede della disciolta Scuola Enologica, in attesa di costruire il nuovo asilo, lasciando liberi i locali che occupa nel Palazzo Municipale, dove saranno allocati gli uffici della Pretura.
Il 31 maggio 1913 in Consiglio si ricorda che l’Asilo da 40 anni è in locali angusti ed è privo di giardino.
La Giunta nella seduta del 23-8-1919 delibera la costruzione di un Edificio per l’Asilo d’Infanzia, progettato dall’ingegnere Milano, che prevedeva la spesa di £. 250.000.
Il 1 settembre 1939 viene modificato lo Statuto dell’Asilo Infantile De Deo.
L’Asilo si è stato mantenuto oltre che con il contributo annuo del Comune, anche grazie ai lasciti di numerosi concittadini benefattori, tra cui: Dorotea Taranto Indellicati, Cesare Giuseppe Soria, Camilla De Luca-Losito, Eramo Giuseppe ( testamento olografo dell'1-4-1943 comprendente i seguenti beni: fabbricato in via Arco Cimone civici 32-34; fabbricato in via Arco Nardulli civico 24; vigneto in contrada Piledda, di are 12,32; metà del fondo seminativo alberato in contrada Marchesana, di are 53,08; fondo rustico con fabbricato rurale in agro di Turi alla contrada Lezzi, di ettari 25.58.10).
All’interno dell’Asilo una targa marmorea ricorda i suoi benefattori: Al generoso appello / la gratitudine dei teneri cuori / per i benefattori di Quest'Opera Pia./ Taranto Dorotea Indellicati – Soria Cesare scolopio – Favale Pasquale fu Donato – Losito Camilla De Luca – Comm. Cassano Marcellino fu Giuseppe – Tancorra Grazia Girardi – S.M.S. Gioia del Colle New York – Tagariello Michele New York – Eramo Giuseppe fu F.sco Paolo – Mons. Franco di Maggio Arciprete.
Fino agli anni ’70 ha accolto e ha assistito gratuitamente i bambini poveri gioiesi dai tre ai sei anni d’età, contribuendo a sviluppare l’educazione morale, intellettuale e fisica degli stessi e fornendo loro anche la refezione calda.
Con il decreto di scioglimento del Consiglio di Amministrazione dell'Asilo De Deo, emanato dalla Regione Puglia in data 15/9/1982 n.120 e il conseguente affidamento della provvisoria gestione dell'Ente al Comune di Gioia del Colle, i beni ad esso attribuiti confluiscono nel patrimonio del Comune.
Attualmente alcuni locali sono utilizzati da uffici comunali, mentre il grande salone è utilizzato come sala conferenze.
Ed ora alcune notizie su Emanuele De Deo.
E. De Deo è considerato il protomartire del Risorgimento italiano, Risorgimento che, grazie anche a lui, ha portato, 66 anni dopo la sua morte, alla proclamazione dell’Unità d’Italia.
Il 14 febbraio 2011 Gioia ha ricordato il 222° anniversario dell’eccidio dei martiri del 1799, gli stessi uomini che incarcerati con il De Deo furono incarcerati e liberati e continuarono a lottare per la libertà della Patria.
Gioia con numerose manifestazioni ha reso onore a questo suo eroico concittadino; ultima la celebrazione del 239° anniversario della sua nascita, l’11 giugno 2011.
Pur non essendo nato a Gioia, è stato sempre annoverato tra i suoi figli più cari ed illustri. Egli, infatti venne a Gioia con la sua famiglia all’età di 5 anni e vi rimase ininterrottamente per 16 anni, cioè fino al 1794 anno della sua carcerazione, per cui a buon diritto si può definire figlio e non solo figlio di adozione.
Infatti, a conferma della gioiesità di Emanuele vorrei citare tre episodi: il primo riguarda Mons. Domenico Forges-Davanzati, che, sulla colonna che il Governo repubblicano aveva deliberato di innalzare in Piazza Castello a Napoli, in onore del nostro e di altri martiri, volle che fosse riportata la seguente epigrafe: Ad Emanuele De Deo di Gioja / primo martire della libertà / morto per l’ingiusta scure / di Ferdinando il Tiranno.
Il secondo ed il terzo episodio riguardano Gioia. Nel centenario della nascita di Emanuele Gioia ha voluto intitolargli l’Asilo Infantile, come luminoso esempio per le giovanissime generazioni di amore per gli studi, per la libertà, per la patria, Asilo che fu impiantato proprio nel 1872 e nello stesso periodo prese il suo nome la strada in cui lui e la sua famiglia sono vissuti. Nel bicentenario della nascita l’Amministrazione comunale di Gioia ha voluto ricordare questo figlio eroico, apponendo una targa marmorea sulla facciata della sua abitazione gioiese, con la seguente scritta: Qui Emanuele De Deo ed i patrioti gioiesi si riunirono il 26 maggio 1793 per diffondere la Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Traditi da una spia borbonica il giovane De Deo primo martire del Risorgimento italiano, fu impiccato a Napoli il 18 ottobre 1794. L’Amministrazione comunale nel culto della sua memoria e dei permanenti valori della libertà ed indipendenza ricorda l’olocausto della giovane vita nel bicentenario della nascita 11 giugno 1972. Ad Emanuele è intitolata una sala conferenze all’interno dell’ex Asilo.
Ora brevi cenni sul quadro storico in cui si inseriscono gli eventi di Gioia al tempo di E. De Deo.
Gioia alla fine del '700 annoverava tra gli 8 / 9 mila abitanti. Il naturalista svizzero Carlo Ulisse de Salis Marchlins passando da Gioia nel 1789 dice: Arrivammo ai grandi boschi di querce che circondano Gioia. In questa foresta, che misura 50 miglia di circonferenza e 24 nella sua massima larghezza, i due paesetti Gioia e Acquaviva hanno dissodato un buon tratto di terra che oggi produce grano e gran quantità di fave, le quali, insieme a poco pane, formano l’elemento abituale dei lavoratori di queste campagne. L’occupazione prevalente era dunque l’agricoltura e quindi l’analfabetismo era elevato, anche se già agli inizi dell’800 il nostro Comune è tra i primi ad annoverare un maestro pubblico.
Nel 700 Gioia è un feudo della famiglia De Mari, che se l’erano aggiudicato nel 1664. Essi governarono in maniera dispotica e la loro presenza fu contrassegnata da abusi, prepotenze, arresti, liti demaniali, catastali, appropriazione di beni demaniali con conseguente abolizione dell’uso civico, aumento di tasse, tanto che furono costretti a trasferirsi a Napoli per un breve tempo.
Nel secolo 18° Gioia fu segnata anche da numerosi eventi tristi: siccità 1716 e 24, terremoti 1731, carestie 1755 oltre alle angherie dei De Mari.
Oltre ai contadini in Gioia troviamo alcuni esponenti dell’aristocrazia agraria, della borghesia agraria ( i cosiddetti Magnifici ), alcuni ricchi commercianti e liberi professionisti. Tra di loro nel 700 si acuisce il conflitto sociale ed economico, come testimoniato da episodi che vedono i contadini, a seguito della Prammatica ferdinandea de administrazione Universitatum del 1792, nel 1793 l’assalto non solo alle proprietà baronali, ma anche a quelle di privati cittadini e perfino ai beni degli enti ecclesiastici e dei monasteri. Sempre nel 1792 la vendita di alcuni beni degli enti ecclesiastici aveva deluso la speranza dei contadini di accaparrarsi un pezzo di terra.
I tempi sembrano cambiare e si diffondono nel Sud, a Napoli in particolare nuove idee liberali.
A Napoli agli inizi dell’ultimo decennio del 700 erano stati creati dei club dove gli esponenti della nuova cultura, quella delle idee della rivoluzione francese, che miravano a mutare l’ordine costituito. Con l’avvento di Carlo di Borbone si parla di illuminato dispotismo e si sviluppa a Napoli l’Associazione dei Liberi Muratori con le sue logge, che riconosce l’autorità del sovrano e misconosce quella del Papa. I Del Re, i Losapio, di ritorno da Napoli dove frequentano gli studi universitari, diffondono a Gioia i nuovi principi: lotta per la conquista della libertà e dell’eguaglianza civile. Il 1789, anno della approvazione della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino, il Re proibisce con suo decreto qualsiasi specie di unione o di società; infatti la Massoneria aveva avuto una evoluzione in senso democratico: aspirazione alla libertà, all’uguaglianza, beni supremi che si possono realizzare con lo sterminio dei despoti e la negazione della religione ufficiale, intesa come superstiziosa rivelazione di chi vuol togliere all’uomo la naturale libertà e a Dio la suprema potenza. Nel 1791 le logge massoniche subiscono la reazione monarchica borbonica, che spinge i giovani della massoneria ad aderire al regime repubblicano affermatosi in Francia e alla simpatia verso le teorie rivoluzionarie. Nelle logge si discute dei principi politici della Francia rivoluzionaria oltre che affrontare problemi economico-sociali. I soci si propongono di conseguire la trasformazione della società attraverso la distruzione della monarchia e l’istituzione del Governo popolare. Il movimento massonico si trasforma in movimento giacobino e le logge diventano veri e propri circoli rivoluzionari e antiborbonici.
In questo clima di incertezze, di crisi politica, economica, sociale e culturale vi era a Gioia un drappello di giovani, di famiglia benestante , che frequentavano gli studi universitari a Napoli, tra i quali i De Deo, i Del Re, i Losapio, i Bonavoglia, gli Indellicati, dapprima vicini al Movimento dei Liberi Muratori, per i principi di libertà che perseguivano e poi divenuti giacobini, perché traditi dalla politica borbonica. Altri aderiscono al movimento liberale: Silvio Bonavoglia, Antonio e Colombano Losito, Filippo Giordano il domenicano Padre Gisotti, Anna Innocenza Sala Buttiglione, Pasquale Soria.
E’ in questo clima politico, economico, sociale e culturale che si trova ad operare anche il nostro concittadino: E. De Deo.
Un’ultima annotazione sulla sua sfortunata, ma eroica sorte. Il malprete Patarino, che denunciò i giacobini gioiesi non aveva come mira principale il giovane De Deo, ma inizialmente voleva perseguire i Del Re; egli infatti, come ribadisce in una lettera al concittadino Colombano Losito il 25 ottobre 1793 dice: Ho impegno d’inabissare questi signori Del Re; per tale assunto è necessaria una fede dell’Università dove si dica che la famiglia Del Re è gente di pessima indole, fomentatrice di discordie e gente odiata da tutto il paese per il suo male operare. Gli eventi, invece andarono diversamente e, ironia della sorte, i Del Re furono incarcerati e scarcerati ed il giovane E. De Deo perse la vita, ma acquistò fama ed onore.
Emanuele De Deo, martire gioiese per la libertà delle nostre Terre, fu giustiziato a Napoli il 18 ottobre 1794 per aver preso parte alla nascita della Repubblica Partenopea.
Questa ricerca vuole essere un modestissimo contributo per ricordare Emanuele De Deo, protomartire del Risorgimento italiano, in occasione della celebrazione dei 150 anni della proclamazione dell’Unità d’Italia.
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2 Settembre 2011