La Chiesa di Sant’Andrea
Se la prima menzione di Gioia risale ad un documento del 1085, dal quale si evince che il normanno Riccardo Siniscalco sviluppa ed ingrandisce un nucleo preesistente del nostro paese, piuttosto che fondarlo, Gioia in un periodo precedente a tale data doveva avere già una Chiesa. Questa, secondo lo storico ed economista gioiese Giovanni Carano […]
Se la prima menzione di Gioia risale ad un documento del 1085, dal quale si evince che il normanno Riccardo Siniscalco sviluppa ed ingrandisce un nucleo preesistente del nostro paese, piuttosto che fondarlo, Gioia in un periodo precedente a tale data doveva avere già una Chiesa.
Questa, secondo lo storico ed economista gioiese Giovanni Carano Donvito, doveva essere appunto la Chiesa di S. Andrea, la quale, probabilmente, è dovuta per un certo tempo coesistere con l’antica Chiesa di S. Marco, che vi distava circa un miglio.
Anche l’Arcidiacono Michele Garruba pensa che l’attuale Gioia abbia avuto origine tra il nono e il decimo secolo, quindi a quell’epoca si potrebbe far risalire la edificazione della chiesa di S. Andrea.
Questa Chiesa ( se si esclude l’ipotesi della costruzione della Chiesa Madre risalente al 506 ), unitamente a quella di S.Maria Maddalena, entrambe situate nel borgo bizantino o prenormanno, si contende il primato del luogo di culto più antico di Gioia.
Come quella, infatti, probabilmente risale al secolo X ed originariamente sembra essere stata chiamata S. Maria del Casale e successivamente dedicata a S. Maria di Costantinopoli.
Questa intitolazione ci spiegherebbe il motivo per cui in essa si officiava il rito greco ( rito seguito dai cristiani ortodossi che riconoscevano come capo della Chiesa il patriarca di Costantinopoli ), in contrapposizione alla Chiesa normanna di S.Pietro, l’attuale Chiesa Madre, in cui si officiava il rito latino ( rito praticato dai cristiani cattolici che riconoscevano come capo supremo della Chiesa universale il Papa di Roma ). Tale dicotomia tra le due Chiese, la cattolica e l’ortodossa, si verifica a seguito dello scisma del 1054, per cui cominciano ad essere chiamate l’una, chiesa latina ( quella che comprende i cattolici di tutto il mondo ) e l’altra, chiesa greca ( quella che comprende gli ortodossi ).
L’abate Francesco Paolo Losapio sostiene che la più antica chiesa della Terra di Gioia è quella di Sant’Andrea.
Tracce della sua antichità sono visibili sul lato Sud, dove si nota la presenza di un arco lunato a tutto sesto. La porticina sormontata da un’ architrave, murata sul lato sud della Chiesa farebbe avanzare l’ipotesi del primitivo impianto di un tempietto risalente al XIII secolo.
La Chiesa, che fa parte del borgo bizantino, fino al 600 era una piccola cappella. A seguito della sua Visita, effettuata nel 1578, l’Arcivescovo di Bari, Mons. Antonio Puteo, ordina di dipingere l’immagine dell’apostolo Andrea sull’altare maggiore. Dalla visita dell’Arcivescovo di Bari, Mons. Ascanio Gesualdo, veniamo a conoscenza che la Chiesa è di patronato della famiglia Serifilo, che probabilmente aveva provveduto a restaurarla e a ingrandirla. Dalla visita dell’Arcivescovo di Bari, Mons. Diego Sersale sappiamo che la Chiesa nel 1640 è povera e presenta oltre all’altare maggiore un altro altare dedicato a Santa Maria delle Grazie, che però è privo di arredi. Lo stesso Arcivescovo, a seguito della visita effettuata nel 1662, verifica che la Chiesa ha i necessari arredi ed è dotata di un terzo altare dedicato all’Assunta; nella chiesa infatti officiava la Congregazione dell’Assunta.
Nel 1717, a seguito della visita dell’Arcivescovo di Bari, Mons. Muzio Gaeta, che trova la Chiesa in pessimo stato, la stessa viene dichiarata interdetta al culto. E’ probabile che questo ordine non sia stato rispettato, perché risale a quel periodo non solo l’impianto dell’organo ( 1745 ) nella chiesa, ma anche l’ampliamento della dotazione di quadri e l’inserimento di un piccolo coro ligneo.
La Chiesa così come si presenta oggi non è quindi quella delle origini, infatti è stata parzialmente rifatta nel 1828, come si evince dalla data incisa sulla facciata della Chiesa, a destra del portale d’ingresso. L’ingresso originario doveva essere dalla facciata destra della Chiesa, attraverso una piccola porta ora murata.
Nel 1888 la Chiesa viene ampliata con una seconda navata, posta sul lato sinistro.
All’interno della Chiesa opera la Confraternita dell’Immacolata Concezione di Maria. Tale associazione inizialmente aveva sede nel Convento dei Francescani Riformati o di Sant’Antonio, come si apprende da una Visita Pastorale del 1623. Probabilmente si estingue, ma viene fondata con la stessa intitolazione nel maggio 1721 dal Padre gesuita Domenico Bruno, a seguito della scissione della Confraternita della Purificazione, diventata troppo numerosa e quindi di difficile gestione. Essa ottiene l’approvazione con il Regio Assenso nel 1780. Il 27 gennaio 1888 Papa Leone XIII con sua Bolla concede alla Congregazione il titolo di Arciconfraternita.
I confratelli indossano un camice bianco con cingolo ed una mozzetta di color azzurro.
La facciata della chiesa ha lo sviluppo a capanna, con tetto a punta. La parte bassa è in pietra, mentre la parte soprastante è in tufo. Essa è molto semplice e lineare, priva di decorazioni, tinteggiata semplicemente con calce bianca. Presenta un portale a tutto sesto con archivolto in pietra che poggia su due mensole laterali. Nella parte superiore vi è una grossa finestra sagomata, che ha lo scopo di irradiare luce all’interno della chiesa, la quale è sormontata da un oculo, che consente al sottotetto di arieggiare. Il tetto, infatti, è in capriate di legno, ed è rivestito di tegole. In cima al tetto spiovente vi è una piccola statua in pietra che raffigura un santo, probabilmente Sant’ Andrea. La facciata della chiesa è per un terzo nascosta da una costruzione adiacente al luogo di culto e presenta una scalinata di accesso ad un’abitazione privata sul lato sinistro. Sul lato destro della facciata si nota una formella in pietra che porta scolpita una croce greca, anch’essa testimonianza del culto greco che veniva officiato, mentre più a lato si nota l’iscrizione: A.D. 1828, l’anno della ricostruzione. Sul lato destro della chiesa si notano tre grosse arcate completamente murate e una serie di aperture, anch’esse murate, ma ben visibili: un piccolo rosone semimurato, una piccola porta, che farebbe pensare a un’edicola se non fosse sormontata da un arco composto di conci lapidei, ma che in realtà costituiva l’accesso alla Chiesa, due altre piccole aperture cieche ed una finestra murata, anch’essa con stipiti ed arco in pietra.
Dal lato sinistro della Chiesa, si innalza un campanile ottocentesco, basso, più simile a una torre, mentre quello originario doveva essere a vela. Esso presenta sui quattro lati una grossa monofora di stile gotico alla cui base vi è una balaustra, traforata che forma un gioco di rombi. La torre campanaria termina con uno stretto pinnacolo, che presenta un’apertura sui quattro lati, al di sopra del quale è issata una croce metallica.
L’interno della Chiesa presenta una navata centrale, con tre archi a tutto sesto. A destra, il primo arco è a ridosso della cantoria, sulla quale è posizionato un organo che risulta essere il più antico fra quelli presenti nelle chiese di Gioia. Come risulta dai documenti della Confraternita, l’organo fu lì collocato nel 1745. Questo pregevole pezzo d’arte è stato restaurato grazie all’ interessamento del priore Romano e di tutti i confratelli.
Nell’arco a tutto sesto di destra c’è un altare, che originariamente doveva essere dedicato all’Immacolata Concezione, come si vede dal medaglione marmoreo presente alla sua base e dalla raffigurazione argentea presente sul tabernacolo; esso è sormontato da una nicchia contenente la statua di S. Anna con la Madonna bambina. Questo gruppo sacro è racchiuso tra due colonna scanalate con capitelli corinzi, che sorreggono un alto frontone. Nel terzo arco è presente un altro altare, che alla base presenta una Croce e sulla porta in argento del tabernacolo presenta la scena di Gesù consolato dall’angelo nell’Orto degli Ulivi. Nella parte superiore vi è una nicchia che racchiude un Crocifisso. Due statue raffiguranti altrettanti angeli, che sorreggono un candeliere, sono presenti ai lati dell’altare. Completa questa zona l’iscrizione: IESUS CHRISTUS HERI HODIE EST IPSE IN SAECULA ( Gesù Cristo è sempre il medesimo, ieri, oggi e nei secoli Ebrei, 13,8). Nella parte terminale destra un grande dipinto occupa quasi tutta la parete: rappresenta la Madonna incoronata Regina dalla Santa Trinità e circondata dai due lati da angeli. In basso a destra il dipinto raffigura San Pietro e Sant’Alfonso, quest’ultimo con il motto AD MAIOREM DEI GLORIAM ( a maggior gloria di Dio ) mentre sul lato desto sono raffigurati Sant’Andrea e san Francesco Saverio.
Fra un arco e l’altro vi sono dei pilastri o paraste, dipinti in finto marmo, sormontati da capitelli ionici, dorati. La volta della chiesa, a botte, è divisa in tre comparti, decorata da lunette, che presentano degli angeli dipinti a tempera, e iscrizioni che si riferiscono alla Madonna: SINE LABE CONCEPTA e MATER CREATORIS ( concepita senza peccato e Madre del Creatore ).
Sull’altare maggiore, che presenta la porta del tabernacolo in argento che raffigura Gesù risorto, un crocifisso dorato e degli artistici candelieri, in una nicchia si trova la statua dell’Immacolata Concezione, la cui festività si celebra l’ 8 dicembre. La Madonna, che è coronata di stelle e circondata da 4 angeli, due in posizione eretta ai suoi lati e due ai suoi piedi, poggia su uno spicchio di luna e schiaccia un serpente. Sull’arco che delimita il catino absidale, che è suddiviso in 5 spicchi, nei quali sono disegnati altrettanti angeli dalle lunghe vesti bianchi che tengono tra le braccia fasci di fiori, è presente la scritta ARCICONFRATERNITA. Al di sotto della semicupola c’è l’iscrizione TOTA PULCHRA ES MARIA ET MACULA ORIGINALIS NON EST IN TE ( Tutta bella sei Maria e macchia di peccato originale non c’è in Te ). Dietro l’altare maggiore, disposto a semicerchio, si trova un coro con diversi scanni in legno. Nei pennacchi della cupola centrale sono raffigurati i quattro evengelisti.
La navata di sinistra, edificata nel 1888, è costituita da tre archi scemi, detti così perché un po’ schiacciati al centro o ribassati. Sull’altare, nella cappella di sinistra, c’è il dipinto della Madonna delle Grazie, che ha sulle ginocchia il Bambino a cui sta porgendo il suo seno. Nello stesso dipinto sono anche raffigurati, a metà figura, S. Giuseppe sul lato sinistro, e S. Francesco da Paola su quello destro. Sul capo della Vergine e di Gesù vi è una corona d’argento; nella parte superiore è raffigurata la Santissima Trinità che veglia sulla Sacra Famiglia. Questo dipinto risale al secolo XVIII. Il dipinto, delle dimensioni di mt.1×1,40 ed è racchiuso in una doppia cornice; quella esterna, in muratura è sovrastata dall’iscrizione: MARIA MATER GRATIAE SUCCURRE MISERIS ( Maria, Madre delle Grazie soccorri i miseri ). Nella stessa navata si trova una statua della Madonna delle Grazie con il Bambino Gesù in una nicchia a destra mentre una statua di S. Giuseppe con il Bambino Gesù in braccio è presente nella nicchia sul lato sinistro. Nella soprastante semicupola a 5 spicchi sono raffigurate delle teste di angeli. Sopra la porta della sagrestia c’è un medaglione che racchiude l’icona di Sant’Andrea con una croce ad X e, di fronte, quella di S. Pietro. Sotto il medaglione di Sant’Andrea si può ammirare un quadro che raffigura la scena della crocifissione del Santo su una croce ad X ( detta appunto Croce di Sant’Andrea ). Sempre nella navata di sinistra, dopo l’altare si trova la nicchia dell’Addolorata, vestita di nero, con un pugnale nel cuore. Sulla nicchia della Madonna un affresco raffigura il cuore di Gesù trafitto, inscritto in una corona di spine. Nella parte sottostante c’è un’altra nicchia che racchiude una statua che raffigura il Cristo deposto nel sepolcro, fra tre angeli: uno regge una corona di spine e un altro regge una Croce, mentre sullo sfondo è dipinto il Calvario con tre Croci. In un’ iscrizione riportata in un ovale marmoreo del 1890 l’Arciconfraternita ringrazia i fedeli per la loro collaborazione. Nella sagrestia c’è un’acquasantiera di forma circolare con una croce bizantina in rilievo, sul fondo, scolpita in pietra e decorata all’esterno, con tre testine alate.
Nel corso di lavori di consolidamento, ristrutturazione e restauro, eseguiti nel 2000 è venuto alla luce un ipogeo, ambiente che probabilmente è stato utilizzato dalla Confraternita come Cimitero. L’ipogeo, posto al di sotto della navata, in posizione quasi centrale, risulta di modeste dimensioni e il suo accesso era stato occluso in seguito al rifacimento della pavimentazione della Chiesa. Purtroppo tale ritrovamento non ha offerto ( probabilmente perché è stato sconvolto a seguito dei lavori di pavimentazione del secolo scorso ) ulteriori notizie sulla storia della chiesa. Ulteriori indagini potrebbero portare alla scoperta di altri ipogei e far luce non solo sulla storia del luogo sacro, ma anche sull’antico abitato di Gioia, sviluppatosi originariamente proprio intorno alla chiesa di Sant’Andrea.
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7 Giugno 2009