Don Vincenzo Angelillo

Si può leggere da diverse angolazioni la figura e l'opera del sacerdote poeta e critico letterario Vincenzo Angelilli; tanto ricca e complessa è la sua opera. Una di queste prospettive è quella che lo lega ai protagonisti di tutti gli eventi civili della nostra città, dai gloriosi ai luttuosi, dagli artistici (pittura, musica) ai sociali […]

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don-vincenzo-angelilliSi può leggere da diverse angolazioni la figura e l'opera del sacerdote poeta e critico letterario Vincenzo Angelilli; tanto ricca e complessa è la sua opera. Una di queste prospettive è quella che lo lega ai protagonisti di tutti gli eventi civili della nostra città, dai gloriosi ai luttuosi, dagli artistici (pittura, musica) ai sociali (la tragedia di Marzagaglia, il problema dell'occupazione e del lavoro, l'elevazione allo studio di famiglie umili, l'opera del "Convitto Manzoni").

Il sacerdozio non impedì all'intellettuale Angelilli la partecipazione alle storie civili e militari (le due guerre mondiali, le guerre coloniali) nella veste di cantastorie patriottiche ed eroiche che lo trovavano sempre ardito patriota ed innografo: dall'epopea dannunziana all'eroismo dei Rosati, dei Surico, del Duca d'Aosta, di don Sante Milano.Un sacerdote nella città e una città nel sacerdote perché a lui essa si rivolgeva per tutto; dagli epitalami alle orazioni funebri, alle invocazioni supreme per la Patria.

Notissimo il suo lungo rettorato della chiesa di San Francesco e di padre spirituale della Confraternita del Purgatorio.

Nella tradizione popolare e quasi a sfiorare la leggenda, la Processione del Venerdì Santo, l'ospitalità ai soldati Polacchi stanziati a San Basilio ­Mottola e il loro dono al sacerdote poeta e alla sua chiesa di un quadro della Madonna Nera di Censtochova avvenuto nel 1946.

Convitto ManzoniPoi l'altra lunga e laboriosa sua attività di educatore svolta nel "Convitto Manzoni", da lui fondato a Gioia nel 1910 e durato oltre sessant'anni fino alla sua morte avvenuta nel marzo del 1963.

Nel suo Convitto educò e valorizzò intere generazioni che non potevano frequentare le superiori non essendo stato aperto a Gioia il Liceo Ginnasio di via Roma ed essendo riservato solo ai figli delle famiglie dei nobili il poter raggiungere sedi lontane da Gioia per quei tempi (Altamura, Conversano) e per la prosecuzione degli studi a livello universitario (Napoli, Macerata, Roma, Bologna).

Ma è nel campo della pubblicistica letteraria sia a livello di conferenze, incontri, presentazioni di autori, sia a livello di saggistica edita ed inedita che l'opera di Angelilli segna la crescita e l'elevamento di Gioia a livello di altri centri piloti della Puglia nel campo culturale, letterario ed artistico.

I saggi "1 tre amori di Dante", il saggio su "Pascoli", l'altro su "Manzoni e la Patria", su "Verdi", su "Chopin", lo "Studio intorno a Leopardi" (tutti pubblicati e conservati nella biblioteca comunale che porta il suo nome ed altri pubblicati ma a tutt' ora dispersi e comunque da me non ancora ritrovati), avviarono nella nostra città quei percorsi che altri intellettuali e letterati svilupparono (Celiberti, Matarrese, Birra, Donvito e in tempi più vicini a noi Fasano)

Il poeta Angelilli iniziò la sua produzione lirica con il volume "Quando le memorie piangono" (Milano 1912) e continuò ininterrottamente per tutta la sua lunga esistenza fino al 1954 data della composizione e della scrittura tutt'ora inedita della lirica "La musica del silenzio" nella quale il vecchio poeta appare preso dallo sconforto e dalla sfiducia nella sua Musa ma appare il fantasma della madre a ricordargli la sua "missione di cantore" nella quale egli aveva creduto e alla quale si era dedicato con assoluta fede come è documentato da testimonianze di artisti a lui contemporanei: il musicista Marino Rosati, il giornalista Renato Prisciantelli, il compositore Ottorino Lopinto, nonché l'apprezzamento per le sue opere del Vate D'Annunzio durante il suo soggiorno gioiese del 1917.

Recentemente la Chiesa del poeta sacerdote si è arricchita di un altro documento storico della città: la "Pietra tombale" di Luca D'Andrano che fu signore di Gioia nei secoli passati come lo sarà poi Carlo de' Mari.

Vito Antonio Lozito

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