Francesco Romano
Francesco Romano nasce a Gioia del Colle il 9 settembre 1880 in strada Calzolaio n.37, da Giovanni, calzolaio, e Antonia Rosa Benedetto, filatrice. Il padre, che gestiva anche un modesto negozio di calzature desiderava che il figlio continuasse ad esercitare il suo lavoro e che per ricavare maggiori proventi si trasformasse da artigiano in venditore […]
Francesco Romano nasce a Gioia del Colle il 9 settembre 1880 in strada Calzolaio n.37, da Giovanni, calzolaio, e Antonia Rosa Benedetto, filatrice. Il padre, che gestiva anche un modesto negozio di calzature desiderava che il figlio continuasse ad esercitare il suo lavoro e che per ricavare maggiori proventi si trasformasse da artigiano in venditore bottegaio. Il piccolo Francesco, però sin da tenera età mostra una innata predilezione e predisposizione per il disegno, tanto che tappezzava con vari disegni le pareti della bottega di suo padre.
Il prof. Gennaro Minei, direttore della locale Scuola Popolare di Disegno, constatando in quei disegni uno spiccato talento artistico convince il padre ad iscriverlo alla sua Scuola, nella quale avrebbe conseguito una preparazione professionale per la futura attività lavorativa.
La natura non fu benigna nei suoi confronti, perché all'età di 12 anni, a causa di una forma di tubercolosi ossea, ritenuta allora incurabile, gli viene amputato il braccio sinistro.
Francesco segue con ottimi risultati il corso presso la Scuola di Disegno a tal punto che il direttore, Gennaro Minei, consiglia alla famiglia di fargli continuare gli studi in un Istituto Superiore di Belle Arti o in un'Accademia di Belle Arti.
Le condizioni economiche della famiglia scoraggiano tale possibilità; le promettenti capacità e i risultati raggiunti, però, nel 1901 portano un gruppo di cittadini gioiesi a sottoscrivere una richiesta che il Romano rivolge all'Amministrazione Comunale per ottenere una borsa di studio con la quale poter far fronte alle spese di frequenza dell'Accademia di Belle Arti e di permanenza a Roma.
Il Consiglio Comunale, riconoscendo le notevoli attitudini artistiche del richiedente, nonostante fosse privo di un braccio e non avrebbe potuto svolgere un altro mestiere, delibera a suo favore lo stanziamento di un sussidio mensile di L. 60 per un periodo di cinque anni, cioè per tutta la durata del corso di studio.
Francesco segue con ottimo profitto gli studi, tanto che al termine dei cinque anni ottiene una lodevole promozione, così come confermato dall'assegnazione di una medaglia di merito, dono che la Commissione esaminatrice consegnò agli studenti più meritevoli.
Torna subito a Gioia il 1905 e, come segno di gratitudine e di ringraziamento per il beneficio ottenuto, fa dono al Comune di un suo quadro, un bello studio di tecnica. Tale gesto non passa sotto silenzio, ma è apprezzato dall'Amministrazione, che, nella seduta consiliare del 20-11-1905, riconosce che l'atto del giovine pittore merita una sincera lode ed un vivo ringraziamento perché tra tanti giovani sussidiati dal Comune per i loro studi era stato primo e solo che ha serbato un sentimento di gratitudine, il che va bene a sperare di lui. Il Consiglio invia al Romano i più sentiti ringraziamenti con i più vivi auguri per il suo avvenire.
Era tornato da Roma speranzoso, pensando di dedicarsi a produrre e di rendersi indipendente economicamente, ma l'ambiente paesano ristretto e refrattario rispetto a quello romano, gli sembra se non ostile almeno non in grado di apprezzare la sua arte. Sono questi i momenti tra i più bui della sua breve vita, quelli in cui è costretto a trascorrere gran parte della sua giornata ad osservare la natura nei suoi vari momenti ed aspetti ed in particolare la campagna con tutte le sue caratteristiche. E' combattuto tra il desiderio di tornare a Roma per frequentare un ambiente a lui più consono, tra gli amici che condividevano la sua scelta artistica, desiderio difficile da realizzarsi viste le sue modestissime condizioni economiche, e l'attaccamento alla sua terra natia, che non favoriva la sua vocazione artistica.
Nel 1909 partecipa ad una Mostra d'Arte a Vienna con una serie di pastelli che raffiguravano particolari e aspetti del nostro Paese, ottenendo lusinghieri apprezzamenti e della critica e del pubblico, come dimostrano i numerosi quadri che riuscì a vendere.
Nel 1911, spinto da alcuni colleghi ed amici, tra cui il pittore Enrico Castellaneta, partecipa alla Mostra di Arte Moderna organizzata a Gioia e nel 1912 alla Mostra di Pittura, Scultura e Archeologia, sempre a Gioia. Queste Mostre gli permettono di farsi conoscere al di fuori delle mura cittadine, in ambito regionale e nazionale.
Infatti nel 1914 è invitato a tenere una Mostra personale nella Galleria Athena di Roma, in via del Babbuino. Il giudizio positivo di critica e pubblico ottenuto dal Romano è confermato dalla decisione presa dal critico Aristide Sartorio di invitarlo a rappresentare l'Italia e l'arte italiana nella Esposizione di Arte Internazionale che si stava allestendo a Berlino, esposizione successivamente annullata per lo scoppio del primo conflitto mondiale.
Sempre a Roma organizza due Mostre, ottenendo risultati non sempre soddisfacenti.
Nel 1915 invitato, sempre a Roma a partecipare ad una Mostra organizzata da alcuni artisti aderenti al movimento di avanguardia denominato Secessione, non condividendo la tecnica e lo spirito che animava i movimenti modernisti, decide di non parteciparvi.
Nel 1917 il Romano partecipa a Bari ad una Mostra d'Arte, organizzata da studiosi baresi che volevano far conoscere ai Pugliesi artisti già affermati, ma poco conosciuti nella nostra Terra.
In quella circostanza il Romano eclissa i più noti pittori pugliesi del tempo, anche quelli gioiesi, come testimonia il resoconto della Rassegna curato dal Bortone, letterato e amante dell'arte: La Puglia ha avuto sempre degli artisti, molti di valore, però l'artista suo, tutto suo, veramente suo, lo ha soltanto oggi…Si direbbe che la Puglia, rimasta muta e misteriosa per tutti si sia ad un tratto denudata agli occhi di F. Romano e abbia rivelato a lui solo ciò che a tanti altri aveva tenuto nascosto… Egli ha trovato la sua via, dopo divagazioni, tentativi e stenti… Ormai, quantunque non tocchi ancora la trentina, è nella piena maturità della sua personalità artistica… I lavori del Romano si distinguono da tutti gli altri; confusi tra mille, si riconoscerebbero a prim'occhio; il che vuol dire che hanno una spiccatissima nota personale… Non ci sono in questa Mostra lavori, pur essendovene dei pregevolissimi che, e per carattere e per meriti di forma, sieno in grado di sostenere il confronto con l' " Aprile di Puglia ". Questo è un capolavoro: e se il Romano non avesse prodotto altro, potrebbe giustamente andar orgoglioso … Questa Mostra è stata per il Romano un vero trionfo: Il Ministero della P.I. ha acquistato per la Galleria d'Arte Moderna di Roma Aprile in Puglia. Tutti gli espositori hanno appreso al notizia con sommo gradimento. E questa è la prova migliore ch'egli è un grande artista.
Nel 1920 partecipa alla Terza Esposizione d'Arte che si tiene a Taranto con una produzione comprendente 52 quadri a pastello e 12 ad olio e successivamente alla III Mostra d'Arte Pugliese a Bari.
Per la sua riconosciuta professionalità e per le sue competenze in campo artistico viene nominato Ispettore onorario per i monumenti della circoscrizione di Gioia del Colle.
Nel pieno della sua maturità artistica, all'età di 43 anni, il 5 marzo 1924, ancora celibe, il Romano, consumato dal male che lo aveva colpito sin da tenera età, viene a mancare nell'Ospedale civile di Taranto.
La sua salma viene trasportata a Gioia; gli vengono tributati solenni onoranze funebri, prima di essere tumulato nel locale Cimitero comunale.
Sulla sua lapide una foto e questa semplice iscrizione 1880 1924 Francesco Romano Il piu sincero paesista pugliese.
Non ha vissuto una vita agiata, anzi molto spesso, a malincuore, è stato costretto a svendere i suoi quadri per sbarcare il lunario.
Qualche mese dopo la sua morte i suoi dipinti vengono esposti nella Mostra degli artisti Pugliesi a Roma, dove suscitano una straordinaria ammirazione a tal punto che la stessa Regina d'Italia, Elena, chiede che le sue opere siano acquistate per far parte del patrimonio nazionale. In tale occasione il poeta e saggista Vincenzo Gerace così si esprime: La meraviglia di questa Mostra è Francesco Romano…Egli si lascia addietro di gran lunga tutti i paesisti contemporanei più celebrati a qualunque regione e a qualunque scuola appartengano. E' un naturalista ed anche un impressionista quanto allo spirito e agli effetti luminosi. E Romano è un artista eccezionalissimo: le sue tele e i suoi pastelli sono cento momenti di ogni stagione, di ogni ora, che fermano il cielo la terra e il mare nostri, che fermano le note più caratteristiche delle vaste pianure, degli immensi campi dei cereali, dei boschi, dei bianchi paesi, dei trulli, dei giardini, dei vicoli, dei cortili, e delle marine della nostra Puglia.
Nella sua produzione artistica il Romano predilige il pastello, con la quale tecnica riproduce gli splendidi paesaggi e le bellezze naturali della campagna pugliese; anche nelle produzioni ad olio, però, raggiunge mirabili risultati.
Credeva fortemente nell'amicizia; si confidava con gli amici non solo su temi relativi alla sua attività artistica, ma anche sui temi dello spirito e della religiosità. Era generoso, tanto che ripagava gli amici con la donazione di ciò che di più caro aveva: i suoi quadri, dai quali malvolentieri si staccava, perché con la loro " vendita " gli sembrava di perdere una parte di se stesso.
Tra gli amici più cari ricordiamo Filippo Surico, un letterato e scrittore originario di Castellaneta, che però dimorava a Roma, e il sacerdote gioiese don Vincenzo Angelillo. Con il primo, oltre che contatti diretti ebbe anche una continua corrispondenza epistolare. In una lettera a lui indirizzata dice: Valorizzerò la nostra Puglia, da tutti dimenticata, se non addirittura sconosciuta, ma che ha colore e plastica, forma e sostanza, tutto ciò che l'artista vuole, tutto ciò che l'artista possa desiderare. La mia ostinazione nel perseverare in questo ideale si accresce sempre più, e la forza della mia volontà è garanzia per la vittoria finale. La Puglia, è diventata per me come una vetta di luce, verso cui tendo con l'animo anelante. La raggiungerò: lo spero, lo credo… Ritraggo la Puglia compresa nel triangolo Bari Taranto Brindisi: cioè la Puglia più verde e ridente, più ricca di distese pianeggianti che si perdono a vista d'occhio in quella zona remota ed indistinta dove si confondono cielo e terra.
Con don Vincenzo Angelillo stringe una fraterna amicizia, una sincera comunione e assonanza di vedute. In lui vede un confidente spirituale ed umano, un amico così eccezionale a tal punto che nel settembre del 1938 toccherà a lui, alla Mostra d'Arte a Gioia del Colle, commemorare il Romano, che definisce un Poeta georgico… il soave delicato Pittore che negli occhi sereni recava il colore di certe chiarità mattinali della sua terra natia,…il più felice cantore del paesaggio pugliese.
I motivi dominanti delle sue opere sono: i paesaggi del territorio pugliese, colti non solo nell'esplosione dei suoi multiformi colori e della assolata luce del giorno di numerose sue composizioni pittoriche, ma anche nei colori più tenui e nella luce più spenta dei quadri il Crepuscolo, il Vespero e il Tramonto.
Tali paesaggi non sono rappresentati in un piano ristretto, al contrario sono contraddistinti da un orizzonte interminabile e da immense distese di campi che si perdono quasi all'infinito, segno del desiderio di libertà e di riscatto delle genti del Sud e della conquista di una spiritualità cui il suo spirito anelava e in cui trovava quella serenità che le dure vicende della sua vita gli avevano minata.
Oltre a pastelli e a dipinti ad olio, che hanno fatto conoscere in tutto il mondo le bellezze del paesaggio pugliese e che costituiscono la quasi totalità della sua produzione, il Romano ha lasciato la sua geniale e magistrale impronta anche nel ritratto.
I suoi quadri sono sparsi per il mondo: dall'Europa agli Stati Uniti, al Giappone, sia in collezioni private, che in gallerie pubbliche, come il Museo di Arte Moderna di Roma, La Pinacoteca Provinciale di Bari, la Pinacoteca del Comune di Gioia del Colle.
L'Amministrazione Comunale di Gioia del Colle ha voluto onorare la memoria del concittadino e pittore Francesco Romano dedicandogli una strada cittadina.
Nella Scuola di istruzione secondaria di I grado " E. Carano " di Gioia del Colle è possibile ammirare un quadro, donato dall'Associazione Artistica Culturale Artensione di Gioia del Colle ed eseguito da Mario Pugliese, Sergio Gatti, Agata Di Fino, Ambra Di Noia, Anna Gianfrate, Giovanna Laverminella, Antonio Losito, Mario Lozito, Sara Mancino, dipinto che ritrae il pittore Francesco Romano.
I critici concordano nel definire il Romano il più grande paesista pugliese del primo quarto del Novecento.
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11 Giugno 2007