Ipogei cimiteriali a Gioia del Colle
2 Maggio 2022 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia
Prima che Napoleone Bonaparte nel 1804 emanasse l’editto di Saint-Cloud, con il quale si vietava, nei territori da lui governati, di seppellire i morti all’interno delle Chiese o nella zona antistante il sagrato delle stesse o addirittura in casa, anche a Gioia del Colle si era soliti seppellire i defunti all’interno delle mura cittadine.
La motivazione di tale editto era duplice: la prima era di carattere igienico-sanitario, che evitava di sovraffollare i pochi spazi utilizzati e la diffusione di olezzi e malattie e la seconda di carattere socio-politico, quello cioè di avere tombe uguali per tutti, in ossequio ad uno dei tre principi che avevano portato allo scoppio della Rivoluzione francese, quello dell’uguaglianza dei cittadini.
Dalle Sacre Visite che gli arcivescovi di Bari effettuarono alle Chiese di Gioia a partire dalla metà del Cinquecento veniamo a conoscenza dei luoghi utilizzati per le sepolture per i defunti gioiesi.
Dagli Ordini o Decreti della prima Visita effettuata nella Chiesa Madre di Gioia nel 1578, da parte dell’arcivescovo di Bari Antonio Puteo, veniamo a conoscenza Che dal muro vicino l’Altare di Santo Cataldo fra la Sacrestia, et il Choro si levano certe ossa di teste, et altri membri di mortj et si tenga più netto et quella finestra, ove si è visto dette ossa stare … Per la cappella di San Sebastiano, sempre nella Chiesa Madre, si ordina di livellare al pavimento della cappella la pietra sepolcrale, avverta il Visitatore, che tutte le sepolture ne’ luoghi, dove sono permesse stiano ben chiuse, accioche non esalino fetore, e habbiano i coperchi di pietra, che vadano al piano col pavimento. L’arcivescovo nota anche l’assenza di porte, ò cancelli all’ingresso del cimitero antistante la porta maggiore della Chiesa Madre, che permetteva agli animali di pascolare indisturbati sul luogo sacro e di calpestare le umili tombe. Continua la Lettura