Agamennone e gli altri lasciano il castello di Gioia
26 Ottobre 2012 Autore: Rossana D'Addabbo
Categorie: Storia, Turismo
Per un anno e mezzo insieme a visitatori di varie nazionalità e provenienze abbiamo potuto rivivere frammenti di storie di eroi e dei omerici, illustrati su dieci preziosi reperti, databili tra il VI ed il IV sec. a. C., ospitati nella “Sala del Forno” del nostro castello federiciano.
Su un cratere a campana a figure rosse di produzione apula, rinvenuto a Taranto, Achille, sotto la guida della dea Atena, elmata a mezzo busto su di lui, era colto nell’atto di tendere un agguato a Troilo, figlio di Priamo, re di Troia, che ignaro stava facendo abbeverare il suo cavallo, abbandonato al suo destino da un compagno, accortosi del tranello. Secondo l’oracolo bisognava uccidere il giovanissimo principe per vincere la guerra. Accanto al cratere, su una lekythos attica a fondo bianco, anch’essa trovata a Taranto, Aiace e Odisseo si contendevano, invece, le armi di Achille, già morto, per acquisire il suo valore militare.
Non mancavano scene di commiato o di partenza degli eroi per la guerra, come nel caso degli anonimi cavalieri sulla lekythos attica a figure nere da Santo Mola, vicino Gioia, e, mentre osservavamo Menelao e Odisseo in ambasceria a Troia, Ettore e Paride erano in procinto di partire, raffigurati tra Cassandra ed Apollo, con i nomi dipinti sul Kantharos attico a figure rosse da Gravina; ci commuoveva il saluto di Ettore alla moglie Andromaca e al figlioletto Astianatte, in braccio a sua madre, sulla lekythos attica a figure nere da Taranto.
Un dipinto ad olio su tela nella Chiesa di S. Domenico
21 Ottobre 2012 Autore: Rossana D'Addabbo
Categorie: Storia, Turismo
In questo mese dedicato alla Madonna del Rosario a chiunque sia entrato nella Chiesa di S. Domenico, annessa al nostro palazzo municipale, per un omaggio alla Vergine, raffigurata nel bell’acrolito di ceramica dagli occhi di cristallo, con il Bambino in braccio, entrambi in abiti ricamati in oro, non sarà sfuggita la freschezza di una tela recentemente restaurata, appesa alla parete sul secondo altare di destra.
Vi si riconoscono tre Santi domenicani: in alto, il predicatore s. Vincenzo Ferrer, la cui iconografia di Angelo dell’Apocalisse lo ritrae con le ali, la fiamma sulla testa e la tromba, qui riprodotta in mano ad un puttino; in basso, in primo piano, s. Pietro da Verona con la mannaia sulla testa e la palma del martirio, offertagli da un altro angioletto, mentre con l’indice intinto nel suo stesso sangue scrive: Credo in Deum; al centro, s. Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus, con il sole nel petto, che infiamma le sue virtù di sapiente ed è l’unico a guardare l’ostensorio in alto a destra, mentre pare che scriva, incarnando amore e fede nel mistero eucaristico.
Il Santo più noto fra i tre, Tommaso d’Aquino, era nato nel 1225 a Roccasecca, tra Roma e Napoli, nell’attuale provincia di Frosinone, ed era imparentato con Federico II di Svevia: in pieno conflitto tra Impero e Papato, che aveva scelto il potere temporale per ragioni di rappresentanza, ed in contrasto con la volontà dei suoi genitori, Tommaso si affidò ad un ordine mendicante, quello dei Domenicani, che lo inviò a Parigi, pur essendo egli legato all’Università di Napoli. Lasciò incompiuta la Summa Teologica.
50 anni fa il Concilio
11 Ottobre 2012 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia
11 ottobre 1962: Papa Giovanni XXIII apre il Concilio Ecumenico Vaticano II.L'annuncio dell'indizione di un concilio venne dato da Papa Giovanni XXIII il 25 febbraio 1959, a soli tre mesi dalla sua elezione al soglio pontificio, nella basilica di San Paolo, insieme all'annuncio di un sinodo della diocesi di Roma e dell'aggiornamento del Codice di Diritto Canonico: " Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza diproposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l'Urbe, e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale ".
Quel grande evento, che cambiò la storia della Chiesa cattolica, si aprì con il famoso discorso di Papa Giovanni XXII “Gaudet Mater Ecclesia” .
In quell’intervento c’è tutto il senso del Concilio voluto dal Papa.
Nello stesso discorso Roncalli si rivolse anche ai " profeti di sventura ", gli esponenti della Curia più avversi all’idea di celebrare un Concilio:
" Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa .