L’ I.T.I.S. , ex Lanificio Lattarulo
30 Novembre 2009 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Gioia Nota, Storia
Fino alla prima metà del Novecento Gioia è stato un paese florido non solo nel settore agricolo, ma anche in quello industriale; ciò è testimoniato sia dalla presenza di industrie di trasformazione di prodotti agricoli, come distillerie, frantoi oleari e enologici, mulini e pastifici, molte delle quali oggi fanno parte dei monumenti dell'archeologia industriale locale, sia dalla presenza di altri opifici, come il Lanificio Lattarulo.
Quest'anno ricorre il 50° anniversario dalla deliberazione del Comune di Gioia di acquisto dell'opificio ex Lattarulo, che successivamente verrà destinato a sede dell'ITIS.
Alla fine dell'Ottocento un giovane di Fasano divenuto ormai nostro concittadino, Angelo Lattarulo di Onofrio, dopo aver iniziato a lavorare come garzone nello stabilimento di Saverio De Bellis a Castellana Grotte, dà avvio alla sua attività lavorativa a Gioia come tintore, andando in giro per il paese con un carretto e chiedendo alla gente se avesse abiti e indumenti da tingere. Successivamente impianta anche una modesta tintoria a carattere artigianale in alcuni locali presi in fitto in via Monte Sannace.
La Casa Torre
20 Novembre 2009 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia, Turismo
Non solo al turista poco attento, ma anche al comune cittadino gioiese, se entrambi non prestano attenzione alla modesta segnaletica presente, può sfuggire, a causa dell’angusta strada in cui è ubicata, un’antica Torre sita in via Fontana n. 5.
E’ difficile osservarla se non si alza gli occhi, proprio perché la costruzione è ” costretta ” da un’angusta strada e incassata tra altre abitazioni.
E’ stata costruita probabilmente su una preesistente fortificazione medievale.
Tra Via Fontana ( nome del sacerdote Don Francesco Saverio Fontana, nato a Gioia il 1667 e morto Vescovo ad Ascoli Satriano nel 1736, il quale nel 1732 donò il suolo per edificare l’attuale Chiesa di San Francesco), Via Palude e Largo Cisterna, in una zona un tempo paludosa del centro cittadino, sembra che verso la fine del secolo XIII un nobile fiorentino, di nome Perrino, della famiglia De’ Rossi ( casato che faceva parte della corte di Federico II a cui è stata intitolata una delle due torri superstiti del castello, quella più alta sul lato sud-ovest ), fece costruire una Torre.
Della Torre abbiamo notizie certe il 14 dicembre 1819 in occasione di una deliberazione con la quale il Decurionato accetta l’offerta di Vito Felice Monte, di Gioia, di prendere a censo capitaneo ( pagamento, da parte di un capo importante della comunità, di
Il Camposanto
2 Novembre 2009 Autore: Francesco Giannini
Categorie: Storia
Fino a qualche secolo fa era prassi seppellire i defunti nelle chiese o nei cortili presenti nelle immediate vicinanze delle stesse o addirittura nei pressi delle proprie abitazioni.
A tale usanza non sfugge il nostro paese; ne è testimonianza la presenza di complessi cimiteriali esistenti sotto il pavimento delle Chiese di San Francesco e di San Domenico, oltre quelli presenti nella Chiesa Madre e di Sant’Antonio, i cui ipogei si estendevano anche sotto il sagrato.
Questa circostanza, oltre che dall’esplorazione degli ipogei è confermata anche da una lettera che il Sindaco, Lorenzo Ceppaglia invia in data 15 agosto 1837 al Giudice Regio del Circondario di cui Gioia faceva parte.
Con l’Editto di Saint Cloud, emanato nel 1804 da Napoleone, vengono raccolte organicamente in un unico corpus legislativo tutte le precedenti e frammentarie norme riguardanti i cimiteri.
Per una raccomandazione speciale…
1 Novembre 2009 Autore: Rossana D'Addabbo
Categorie: Storia, Turismo
… conviene puntare molto in alto. Il fenomeno è sempre esistito, a maggior ragione in tempo di crisi e scarsità di mezzi. Nella società romana antica, ad esempio, molti uomini liberi, ma di modesta condizione sociale, per sopravvivere si riducevano allo stato di clientes, quotidianamente alla ricerca di uno o più generosi patroni. Tale fu anche Giovenale, autore latino della prima metà del I sec. d.C., dopo aver esercitato per un periodo l'avvocatura: nelle sue satire descrisse efficacemente la vita amara del cliente, che ogni giorno all'alba e con qualunque tempo era costretto ad aggirarsi per le strade della città, pur di essere tra i primi a salutare il suo signore. Il patronus, se particolarmente ricco, aveva infatti uno stuolo di clientes, i quali al mattino affollavano l'atrio della sua casa per il rituale saluto, la salutatio matutina, e per rendersi disponibili a svolgere incarichi di vario tipo (dal disbrigo di pratiche burocratiche alla cura degli affari economici e patrimoniali, all'organizzazione della campagna elettorale in caso di candidatura del patrono), ricevendone in cambio innanzitutto la sportula, una cesta piena di vivande per il vitto giornaliero, poi sostituita da piccole somme di denaro, quindi protezione e assistenza giuridica in tribunale.